Che tipo di cacciatore vuoi essere?

cacciatore

Ha senso chiedersi oggi chi è il cacciatore? A questa domanda Mario Rigoni Stern ha già risposto tempo fa alzando l’asticella rispetto a questo tema: «Non è l’avere (cioè la preda) che conta ma l’essere».

Avventurandomi nella lettura spesso ho fatto incontri inaspettati con la caccia, con la natura selvaggia e con animali selvatici che diventano improvvisamente protagonisti. Anche in tanti classici “insospettabili” come, ad esempio, in Marcovaldo di Italo Calvino che scrive: «Un volo di beccacce autunnali apparve in una fetta di cielo d’una via. E se ne accorse solo Marcovaldo, che camminava sempre a naso in aria. Era su un triciclo a furgoncino e vedendo gli uccelli pedalò più forte, come andasse al loro inseguimento, preso da una fantasticheria di cacciatore».

La beccaccia nella letteratura

Tra un libro e l’altro, l’ultimo incontro con la beccaccia (in questo caso senza cane…) è stato durante la lettura di un romanzo di Aeront Clement, Le fredde lune, che racconta la disperata fuga di una colonia di tassi alla ricerca di un luogo per scampare alle operazioni di eradicazione della specie che furono messe in atto ai tempi oltre Manica.

Improvvisamente, proprio come talvolta accade nel bosco, tra le righe appare lei: «Belforte (il tasso) sapeva quel che significava un cielo sgombro al cader della notte. In inverno, specie quando la terra era coperta da un manto di neve, il gelo li avrebbe attagliati con tutta la sua forza.

«Per gli uccelli la ricerca di cibo era difficoltosa a causa dello spesso strato di neve che copriva la terra e quindi avevano smesso prima del solito per tornare nei loro rifugi, appollaiati tra i rami dei pini e degli alberi. Belforte vide che erano riuniti in gruppi di due o tre, a parte la solitaria beccaccia. Riconosceva la familiare creatura alata … Quell’uccello delicato, con un piumaggio dello stesso colore delle foglie di quercia secche, di solito cercava rifugio tra i cespugli folti o nella fitta boscaglia, ma quella notte la neve gli negava la sua dimora abituale».

Questione di scelte

Ho trovato curioso questo passaggio “naturalista” perché Clement è stato definito uno scrittore di fantascienza; e in effetti anche in questo divertente e commovente libro dà voce e pensieri ai tassi perseguitati dall’uomo. Però in questa storia di fantasia sono tante le verità sulla natura svelate e di fronte al passo citato ho avuto un pensiero.

Se anche un “semplice” scrittore senza specifiche o documentate conoscenze naturalistiche ha evidenziato le criticità che condizioni meteo severe hanno sulle popolazioni animali, come è possibile che tutte le volte che si sono verificate particolari eventi avversi, come le ondate di gelo, il mondo della caccia, cui dovrebbe appartenere quella cultura e sensibilità ambientale di cui tanto ci si fa bandiera, non si è trovato compatto e pronto a sospendere la caccia alla beccaccia, e non solo nelle zone attanagliate dalla morsa del gelo ma anche, ovviamente, in quelle limitrofe?

Ogni volta la stessa storia

Invece ogni volta è la stessa storia e la risposta più accreditata di chi nel mondo venatorio argomenta contro coloro (tra cui anche molti cacciatori) che ritengono una sospensione opportuna (in determinate condizioni) è questa: voi siete nemici della caccia. Una risposta inconsistente, davvero priva di contenuti. E soprattutto nel momento in cui il ritornello “i cacciatori sono i veri difensori di caccia e ambiente” è oramai diventato un baluardo a difesa della caccia, sono davvero disarmanti dichiarazioni vacue come quella appena citata, che non fanno che avvalorare quello che i più pensano non tanto (forse) della caccia, ma sostanzialmente dei cacciatori.

Il pensiero di Mario Rigoni Stern

La domanda sorge allora spontanea: chi sono quindi oggi i cacciatori? Lascio rispondere a Mario Rigoni Stern, senza alcun dubbio più preparato e di gran lunga più autorevole di me sul tema e di cui, lo ricordo, a novembre dello scorso anno si è celebrato il centenario della nascita.

Diversi anni fa ho avuto modo di confrontarmi con lui sul significato della caccia ai giorni nostri e sul valore morale e sociale del cacciatore moderno. A questo proposito, nel corso di una nostra corrispondenza (rigorosamente su carta) mi scrisse: «Chi sono i cacciatori? Ma quali cacciatori? Quelli che sparano e sparano in riserve di selvaggina non selvatica o il solitario che va a cercare una beccaccia? Quello che va a raccogliere un camoscio sulle sue montagne o quello che fa raccolta di trofei di tutta la terra? Per me la scelta è semplice anche se tutti e due sono cacciatori. Insomma non è l’avere che conta ma l’essere».

E voi che tipo di cacciatore volete essere? Fate la vostra scelta.

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