L’Arcicaccia torna a pronunciarsi sulla riforma della legge sulla caccia promossa dalla maggioranza di centrodestra.
Per l’Arcicaccia è una semplificazione eccessiva quella con cui questa testata ha riportato la posizione espressa nella lettera al Fatto Quotidiano, a commento di un articolo di Alberto Marzocchi: è troppo poco, scrive l’Arcicaccia, ridurla a «Maffei (è il presidente nazionale, ndr) di nuovo contro la riforma della legge sulla caccia».
Nella nota l’Arcicaccia ribadisce che nel testo proposto dal centrodestra spiccano alcuni punti critici (il tentativo di eliminare il divieto di lucro per le aziende faunistico-venatorie e di inserire rappresentanti Enci, di nomina governativa, nei comitati di gestione degli Atc; «il pasticcio sul demanio marittimo»), ai quali però s’affiancano «anche cose buone e altre che, con modifiche, potrebbero diventarlo». In generale, scrive l’Arcicaccia, è fondamentale «documentarsi sulla materia prima di sparare a zero».
Sulla caccia sociale («pubblica, alla portata di tutti») la posizione dell’Arcicaccia è inequivocabile: è un valore da difendere, «in contrapposizione alla deriva privatistica che vorrebbe parte delle associazioni agricole con la collusione di un pezzo del mondo venatorio».
La redazione ne prende atto, e ribadisce due concetti chiave: di per sé Caccia Magazine non si schiera né contro né a favore di alcun’associazione venatoria, delle quali riporta le posizioni (più sono, più siamo felici: è tutto materiale) ed eventualmente le commenta interpretandole alla luce di un unico criterio, quello che identifica come l’interesse dei cacciatori; e, anche se da qualche anno è diventato il secondo sport nazionale, prendersela pubblicamente con la stampa non è mai un gran segno.
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