L’Arcicaccia s’appella «alla politica ragionevole, di destra e di sinistra», perché dalla discussione della riforma della legge 157/92 tenga fuori «i proclami propagandistici» e «le posizioni riconducibili all’estremismo animalista».
La riforma del centrodestra («sbagliata») ha una colpa ancora più grande di quelle legate alle proposte che stravolgono lo scenario attuale «facendo regali alla caccia privata»: aver avviato in questo modo la discussione delle modifiche da apportare alla legge 157/92, sostiene l’Arcicaccia, ha scatenato il Movimento 5 Stelle e l’Alleanza Verdi-Sinistra, che un po’ per alimentare l’ostruzionismo e un po’ per marcare il proprio profilo ideologicamente anticaccia hanno firmato una serie di emendamenti lunari (licenza di porto d’armi solo a ventun anni e non oltre i settanta, silenzio venatorio anche di domenica).
L’Arcicaccia non capisce perché i diciottenni possono guidare «un’auto» da «una tonnellata» e non «portare un’arma, a distanza di sicurezza da case e strade, accompagnati per i primi tre anni»; né perché si voglia impedire di andare a caccia ai settantunenni, che oltre a poter guidare spesso devono continuare a lavorare, e talvolta «salire su un ponteggio».
Dopo trentatré anni, prosegue la nota, è evidente che c’è bisogno di un tagliando; ma le modifiche, possibili solo dopo «l’analisi dei risultati ottenuti [in tre decenni] e [la pubblicazione del report] sullo stato d’attuazione» della legge quadro sulla caccia, devono riguardare soprattutto «la gestione degli ungulati», non ciò di cui si sta discutendo da un paio di mesi.
Dunque l’Arcicaccia si rivolge alla «politica ragionevole, di destra e di sinistra», perché «freni gli opposti estremismi: i proclami propagandistici, che promettono l’irrealizzabile, sono dannosi tanto quanto le posizioni riconducibili all’estremismo animalista».
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