Gli emendamenti con cui i gruppi parlamentari intendono modificare l’impianto della riforma della legge sulla caccia promossa dai capigruppo di maggioranza riguardano anche i criteri di rappresentanza delle associazioni venatorie nei comitati di gestione degli Atc.
Da più trent’anni sui criteri di rappresentanza delle associazioni venatorie nei comitati di gestione degli Atc la sensibilità dei cacciatori italiani è multiforme: sul tema è intervenuto anche Bartolomeo Amidei, senatore di Fratelli d’Italia (un anno e mezzo fa firmò la proposta, poi ritirata, di abbassare a sedici anni l’età minima per la licenza di porto d’armi), che nel corso dell’esame della riforma delle legge sulla caccia ha presentato un emendamento (è il 9.10) per «assicurare la presenza paritetica» dei delegati delle sigle riconosciute a livello nazionale, «ove presenti in forma organizzata sul territorio regionale»; presi insieme cacciatori e agricoltori, propone Amidei, devono esprimere il 60% del consiglio, per il resto diviso a metà tra ambientalisti e rappresentanti istituzionali.
Dunque è più morbido l’emendamento firmato da Silvio Franceschelli (14.61), senatore del Partito democratico, che a una proposta affine aggiunge la specifica che ciascun delegato delle associazioni venatorie dovrà avere «un peso proporzionale alla consistenza associativa nel territorio di competenza dell’Atc».
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