Buconi vs Brambilla a Radio Cusano Campus

Buconi vs Brambilla a Radio Cusano Campus
Michela Vittoria Brambilla, già ministra del Turismo, deputata di Noi Moderati • © Giovanni Cardillo / shutterstock

Durante Calibro 8, la trasmissione condotta da Francesco Borgonovo su Radio Cusano Campus, Massimo Buconi, presidente nazionale della Federcaccia, ha dibattuto con l’ex ministra Michela Vittoria Brambilla, parlamentare anticaccia di centrodestra.

«Se [esiste] una maggioranza schiacciante d’italiani contrari alla caccia», non si capisce perché poi tra Camera e Senato «non [esiste] una maggioranza schiacciante di partiti e di parlamentari contrari alla caccia»: così Massimo Buconi, presidente nazionale della Federcaccia, ha incalzato l’ex ministra Michela Vittoria Brambilla, deputata di Noi moderati, come lui ospite della trasmissione Calibro 8 condotta da Francesco Borgonovo su Radio Cusano Campus.

Più delle (ovvie) contrapposizioni tra caccia sì-caccia no (Brambilla, che ha detto più volte di volerla vietare, ritiene inaccettabile «che per divertire una minoranza si crei un lunapark» incentrato sull’abbattimento della fauna), la parte interessante del dibattito riguarda le dinamiche politiche legate all’approvazione dei provvedimenti di riforma della legge sulla caccia (il Senato ne sta discutendo due: a quello principale s’associa il ddl montagna, che rimodula le restrizioni in prossimità dei valichi montani interessati dalle rotte migratorie).

Buconi, infatti, ha segnalato che il centrodestra è molto vicino al mondo venatorio; e Brambilla, che «in pubblico e nelle interviste si schiera contro [i cacciatori]», poi vota la fiducia al governo Meloni; per Buconi si tratta di «un problema di coerenza, visto che il ddl [1552] lo hanno presentato i capigruppo di maggioranza, accogliendo le istanze [promosse] da anni dal mondo agricolo per rendere la fauna selvatica compatibile con l’attività d’impresa».

Sarà solida la maggioranza?

Michela Brambilla ha respinto l’accusa d’incoerenza: non è detto che, siccome il ddl porta la firma «di alcuni parlamentari di maggioranza» (in realtà dei capigruppo al Senato: il significato politico è trasparente), «tutta la maggioranza condivida questo testo», né che lo voterà.

Sarà vero il contrario: Brambilla promette che, come tutti quelli passati, osteggerà anche questo ddl di riforma della 157/92; anzi, promette che insieme a chi la pensa come lei «lo fermerà, come un giorno fermeremo la caccia», una «crudeltà ingiustificabile».

Alla fine conteranno i numeri: e, se l’accordo di maggioranza reggerà (ma non si vede perché no, basta scorrere le firme in calce al ddl), entro la fine dell’anno solare il parlamento avrà approvato la riforma.

Semmai sarà necessario capire quanto resterà dell’impianto originario (le commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato stanno lavorando in sede referente, non redigente: è ampio lo spazio per gli emendamenti), e quali saranno i tempi: considerata la pausa estiva che tra un paio di settimane fermerà per un mese i lavori del parlamento, sarà difficilissimo – tendenzialmente impossibile – chiudere la pratica prima dell’inizio della stagione venatoria.

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