Face e Federcaccia hanno commentato uno studio che dimostra l’efficacia del controllo dei predatori e della gestione degli habitat sul tasso riproduttivo del chiurlo maggiore.
Se si combinano insieme la protezione dei nidi durante il lavoro nei campi, il controllo responsabile dei predatori e la gestione degli habitat degli uccelli (in questo caso, di quelli che nella brughiera nidificano a terra), si riescono a ottenere risultati efficaci: lo dimostra, oggetto il tasso riproduttivo del chiurlo maggiore, lo studio condotto dalla British trust for Ornithology (lo ha diffuso la Moorland association, l’associazione britannica che rappresenta i gestori delle riserve di caccia) nelle Yorkshire Dales, all’interno della tenuta del castello di Bolton.
«È un chiaro esempio» nota la Federcaccia riprendendo il commento della Face, la federazione delle principali associazioni venatorie europee, «[del modo in cui], se si basano sulla scienza, i gestori del territorio, i guardiacaccia e le comunità rurali possono [lavorare] in modo da sostenere gli uccelli vulnerabili e la biodiversità in generale».
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