Quanti sono i cinghiali in Italia? Le statistiche Ispra

Quanti sono i cinghiali in Italia: cinghiale in ambiente autunnale
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L’Ispra ha diffuso una serie di statistiche che consentono di capire con una certa approssimazione quanti siano i cinghiali in Italia.

È probabile che nel frattempo siano aumentati visto che i dati al momento a disposizione coprono un periodo che si conclude nel 2021, però l’indagine dell’Ispra presentata nel corso di un convegno della Confagricoltura consente di capire con un po’ di precisione in più quanti siano i cinghiali in Italia: perlomeno un milione e mezzo.

L’indagine si basa sulle informazioni fornite da Regioni e aree protette per il periodo 2015-2021; l’Ispra ha potuto consultare oltre settecento documenti e relazioni tecniche. Gli abbattimenti a caccia sono stati circa 1,8 milioni, l’86% del totale; 295.000 quelli in controllo. Ogni anno sono quindi stati abbattuti in media 300.000 cinghiali, circa 257.000 a caccia e 42.000 nelle operazioni di controllo.

È stato realizzato in Toscana il 30% del prelievo totale, pari a circa 630.000 abbattimenti; le altre regioni prevalentemente interessate sono state Emilia Romagna, Piemonte, Lazio, Umbria, Liguria e Marche (insieme alla Toscana valgono il 73% del prelievo totale). La caccia s’è svolta nel territorio pubblico per il 94%; gli istituti privati hanno dunque inciso solo per il 6%.

Tra le tecniche di caccia è rimasta prevalente la braccata (88%); molto lontane la caccia di selezione da appostamento (9%), la girata (2%) e la caccia vagante (1%). L’Ispra segnala un prelievo sostanzialmente paritetico tra i sessi (51% maschi, 49% femmine) ma sbilanciato per età (60% adulti, 40% cinghiali di meno di un anno). Gli abbattimenti in controllo hanno coinvolto le aree protette nel 38% dei casi; in generale nelle operazioni di controllo s’è usato prevalentemente il tiro selettivo (52%), seguito da cattura (31%), braccata (11%) e girata (6%).

Ogni anno i danni all’agricoltura sono oscillati tra i 14,7 e i 18,8 milioni di euro (media annuale superiore a 17 milioni) per un conto complessivo superiore ai 120 milioni, quasi 90 dei quali nelle aree non protette; sono oltre 105.000 i danneggiamenti censiti. Le regioni più colpite sono state Abruzzo e Piemonte, che hanno denunciato danni rispettivamente per 18 e 17 milioni di euro. È superiore ai 10 milioni di euro anche il dato che riguarda Toscana, Campania e Lazio. L’unica zona indenne è l’Alto Adige, ove la specie è ancora poco diffusa.

Il generale aumento degli indicatori segnala che la specie è in crescita; per l’Ispra è dunque urgente adottare «una strategia d’intervento nazionale» che riesca a contenere le popolazioni prevenendo i danni e assicurando prelievi selettivi accuratamente pianificati. Nel frattempo c’è ancora molto da lavorare, per integrare le informazioni a disposizione con i dati sulla prevenzione e gli incidenti stradali; l’obiettivo è poter monitorare l’andamento della specie in tempo reale.

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