Capire perché in Germania i cacciatori aumentano può fornire qualche indicazione sui modi in cui intervenire nelle altre nazioni europee.
Un po’ incide la maggior disponibilità di selvaggina, soprattutto di ungulati (la stanziale è comunque presente in buone quantità), un po’ una situazione strutturale, delineata dal legame tra la caccia e la proprietà terriera (i proprietari dei fondi hanno l’obbligo di iscriversi a un’associazione venatoria, che così acquisisce peso politico): è per queste ragioni che, a differenza di quanto avviene nelle altre nazioni europee, in Germania i cacciatori aumentano.
Se la si riassume al massimo, è così che s’è sviluppata l’analisi di Helmut Dammann-Tamke, presidente della Deutscher Jagdverband, intervenuto nel corso del convegno (hanno partecipato le associazioni venatorie che aderiscono alla Face) organizzato a Roma dalla Federcaccia.
Negli ultimi trent’anni in Germania il numero dei cacciatori è cresciuto del 41%, e negli ultimi dieci è salita la rappresentanza delle donne (28%) e di coloro che abitano in città (23%), mentre è scesa l’età media, da 35 a 33 anni; in parallelo sono cambiati i consumi alimentari (i tedeschi mangiano meno carne, ma di qualità migliore) e s’è diffusa la percezione dei cacciatori come protettori dell’ambiente e dunque del clima.
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