Munizionamento Hasler, dal banco di ricarica all’armeria

Munizionamento Hasler

I risultati del test sul campo del munizionamento Hasler sono estremamente validi.

Hasler è una realtà italiana oggi molto diffusa e conosciuta da diversi anni: è stata un’escalation tutto sommato rapida, nonostante che la strada fosse ripida. L’azienda infatti parte subito con l’idea di costruire palle monolitiche e lo fa nell’ambito più difficile: quello del tiro agonistico, tanto per infrangere subito il mito che la precisione si possa ottenere solo col piombo. E i diversi titoli vinti hanno tolto i dubbi, almeno a chi vuole comprendere. Uno dei segreti, oltre alla realizzazione impeccabile, è la conformazione piuttosto particolare dell’ogiva che impegna le righe grazie a degli anelli di forzamento, detti corone: in questo modo la superficie di contatto è estesa nella lunghezza del tratto cilindrico, ma è ridotta la quantità di rame che effettivamente tocca la canna. Si riduce così la quantità di depositi, uno dei punti deboli delle monolitiche di vecchia generazione. Altro colpo di genio è stato l’anello di centraggio – il primo dall’alto, che è brevettato – che permette alla palla di centrarsi meglio nel throat della camera di scoppio. Si ottengono così maggiore accuratezza e, soprattutto, meno sensibilità sulla lunghezza definitiva della cartuccia.

Dopo i successi agonistici, che peraltro continuano, l’azienda si butta nel campo venatorio: dopo le prime sperimentazioni in balipedio, le prove si trasferiscono sul campo da caccia, dove un affiatato e affidabile gruppo di cacciatori e amici, capeggiati da Giuseppe De Pasquale, primo ideatore e fondatore dell’azienda, abbatte in pochi mesi centinaia di selvatici, per avere nella pratica il riscontro delle teorie. Dapprima nasce la serie Hunting a frammentazione, a cui segue abbastanza in breve la serie Ariete a espansione. Siccome abbracciano le due più importanti correnti di pensiero, che in realtà funzionano entrambe, vengono mantenute entrambe in produzione. E anche questa è una caratteristica unica di Hasler.

Se prima le ogive Hasler erano appannaggio dei soli ricaricatori, a eccezione della piccola ma qualitativamente eccellente serie di caricamenti di Elite Ammo, ora è l’azienda stessa che sta curando la produzione di munizionamento già cariche. Come per le ogive, anche le munizioni vengono costruite nella doppia opzione frammentazione o espansione. Oltretutto, viene offerta da subito anche la nuovissima ogiva pensata appositamente per la caccia in battuta: cavità d’espansione pensata per l’impatto a velocità elevate tipiche della caccia in braccata o comunque di bosco, bordo di taglio per aumentare l’emorragia del foro d’ingresso e puntalino tondo (profilo round-nose) per scongiurare inceppamenti nelle armi semiautomatiche. Altra idea decisamente furba è quella di offrire le munizioni in scatola da 20 oppure da 15 colpi, in modo che chi vuole fare delle prove possa risparmiare qualcosina. Per il momento sono disponibili quattro calibri: .308 Winchester, .30-06 Springfield, 7 mm Remington Magnum e .300 Winchester Magnum, in tre differenti allestimenti: uno con palla Hunting, uno con la Ariete e, per il .308 Winchester e il .30-06 Springfield, anche con Ariete Energy RN.

Il test

Hasler è uno dei partner tecnici della Obora Hunting Academy, che tiene corsi di caccia in Repubblica Ceca, dove c’è la possibilità, sfruttata appieno, di poter associare nella stessa sede ore di aula, uscite di caccia, sessioni in poligono privato, eviscerazione e sezionamento dei selvatici. In questa cornice splendida, i partecipanti hanno l’opportunità di testare alcuni prodotti, tra cui queste meravigliose munizioni. Il test è diventato oltremodo interessante, perché in un lasso di tempo ristretto si è presentata l’opportunità di provarle in mani diverse, in armi differenti, sia in poligono sia a caccia. Perché la prova fosse realistica, a tutte le carabine sono state pulite accuratamente le canne, motivo per cui il primo colpo è sempre fuori rosata, per poi sparare tre colpi per verificare la precisione vera e propria. I risultati sono straordinari. L’unica delle quattro armi che non ha particolarmente brillato ha comunque ottenuto una rosata inferiore al minuto d’angolo, rispettabilissimo per una carabina strettamente di serie, con munizioni commerciali e da caccia; tra l’altro è un’arma che ha sempre avuto una predilezione per le ogive di peso sostenuto. Le altre tre invece si sono contenute su una soglia prossima al mezzo MOA, che è assolutamente straordinario. Si sta parlando di ottime carabine ma tutte in configurazione venatoria, quindi con canna leggera.

L’arma numero 2 in particolare è molto filante, sotto ai 16 millimetri in volata, la 1 è più spessa (18 millimetri) ma pesantemente fluttata, la 3 è fluttata e con freno di bocca, mentre l’ultima ha una canna artigianale montata dai fratelli Zentile di Romallo (TN), con i classici 17 millimetri di diametro alla volata. Dopo le prove in poligono arrivano le uscite di caccia, dove le ogive dimostrano quello che valgono sul campo, come fanno fin dalla loro prima apparizione. Hanno portato anche una discreta fortuna, visto che hanno permesso di abbattere, in selezione, due eccellenti mufloni, stimati tra i tre e i quattro anni di età.