Paolo Sparvoli, presidente nazionale della Libera Caccia, si rivolge all’ex ministra Michela Vittoria Brambilla ricordandole quali sono storia, valori e funzioni della caccia.
La caccia moderna è «l’unico strumento per una gestione scientifica del patrimonio faunistico»: è la tesi centrale della lettera aperta che Paolo Sparvoli, presidente nazionale della Libera Caccia, ha inviato alla deputata animalista Michela Vittoria Brambilla, che dopo il primo tragico incidente della stagione venatoria è tornata a definire la caccia «una pratica assurda, crudele e pericolosa».
Per la Brambilla «nel 2025 [la caccia] potrebbe forse avere ancora un senso, come mezzo di sussistenza, per i pochissimi popoli rimasti all’età della pietra»; per il resto è «un attentato legale alla biodiversità».
Ruolo e valori della caccia
Sparvoli segnala che il vero attentato alla biodiversità è la mancanza di una gestione seria: per capirlo è sufficiente pensare alle popolazioni animali «che, dopo aver invaso campagne e città, hanno provocato decine di morti per incidenti stradali, distrutto raccolti, decimato greggi e cancellato […] milioni di uccelli, mammiferi e pesci».
A differenza della caccia, che alle spalle ha una cultura millenaria e di cui Sparvoli rivendica «l’autenticità e la profonda naturalità», l’ambientalismo è «una moda», che non riesce a gestire la contraddizione tra le proprie posizioni ideali (o ideologiche) e un’alimentazione spesso carnivora, che si basa «su carni e pesci prelevati dal supermercato».
All’opinione pubblica dunque Sparvoli chiede di non criminalizzare la caccia, e di prendere atto che la natura è diversa da quella descritta dagli ambientalisti: negli ultimi giorni sta circolando un filmato, «spudoratamente generato dall’intelligenza artificiale, che mostra un lupo salvare un cucciolo di camoscio in procinto di precipitare in un burrone, per poi riconsegnarlo alla mamma che lo ringrazia con una carezza dei propri zoccoli, affettuosa e riconoscente». Coloro che apprezzano immagini di questo tipo, chiude Sparvoli, la natura non la conoscono; e i cacciatori sono «orgogliosi di essere diversi da loro».
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