L’Arcicaccia contro il regime Iva per il mondo associativo

L’Arcicaccia contro il regime Iva per il mondo associativo
© Mehaniq / shutterstock

L’Arcicaccia s’associa all’appello dell’Arci nazionale: no al regime Iva per il mondo associativo e il terzo settore.

È difficile che lo raccolgano, considerato che alle spalle ci sono già due rinvii e che arriva da un mondo non proprio politicamente affine; in ogni caso nelle prossime settimane il governo e la maggioranza dovranno confrontarsi con l’appello dell’Arci nazionale, che chiede di non rendere obbligatoria (senza modifiche lo sarà dal 1° gennaio) l’adesione al regime Iva per il mondo associativo e il terzo settore.

All’appello s’è associata l’Arcicaccia, che di sé stessa dice che «come il resto del volontariato non persegue scopo di lucro; ma lavora per dare servizi ai propri associati, e valore aggiunto a tutta la comunità». L’assoggettamento al regime Iva «imporrebbe una gestione economica, da azienda»; e «potrebbe avere conseguenze gravissime sulle attività di tutto il terzo settore e del volontariato in generale».

L’Arci segnala che in questo modo si produrrebbe «un cambio di paradigma», che «comprometterebbe l’autonomia delle associazioni aggravandole con oneri burocratici insostenibili, soprattutto per le realtà che operano nelle periferie, nei piccoli centri e nelle aree interne».

Peraltro la decisione, che è un modo di rispondere alle sollecitazioni dell’Unione europea, avrebbe un impatto fiscale «controproducente: oggi le associazioni non detraggono l’Iva sugli acquisti; in futuro potrebbero farlo», provocando dunque una riduzione «delle entrate fiscali complessive».

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