Fagiano: aspettiamo il caldo per contare

Fagiano aspettiamo il caldo per contare: censimento fagiano
© Peter Wollinga / shutterstock

Come condurre il censimento del fagiano in tarda primavera e in estate, durante e alla fine della riproduzione.

Se il censimento del fagiano a fine inverno e nella prima parte della primavera, cioè nel periodo che precede l’inizio della riproduzione, è difficile e laborioso, lo è in misura assai maggiore quello delle covate, sebbene molto appassionante.

Vediamo con ordine queste difficoltà. L’epoca di inizio del censimento, gli orari delle osservazioni, l’andamento meteorologico, la scelta delle posizioni di vantaggio da cui condurre le osservazioni, la possibilità di avvistamento delle singole covate, il conteggio dei piccoli o dei giovani componenti ciascuna nidiata.

Una cosa deve essere chiara: il censimento delle covate ha praticamente inizio al termine di quello dei riproduttori, vale a dire nei primi giorni di aprile, perché può sempre verificarsi il caso, anche se abbastanza raro, di imbattersi in una nidiata precoce. Tuttavia, a parte osservazioni fortuite, le possibilità di avvistamento delle covate aumentano concretamente a maggio, dopo il taglio dei prati, e soprattutto a giugno-luglio dopo la mietitura dei grani.

Girasole, sorgo e mais: cibo e rifugio del fagiano

Discorso a parte meritano colture come il girasole, il sorgo e il mais, la cui raccolta avviene in autunno, in quanto sono molto privilegiate dai fagiani perché forniscono loro contemporaneamente cibo e rifugio, ma ne rendono al tempo stesso quasi impossibile l’avvistamento prima del raccolto. Le stoppie, con la loro disponibilità di residue granaglie sparse sul terreno e di insetti attratti dalla vegetazione erbacea infestante, rappresentano degli ambienti ideali per l’alimentazione delle covate e quindi anche per il loro avvistamento.

Tuttavia la raccolta del girasole, come del resto quella del sorgo e del mais, oltre a essere più tardiva presenta anche, in misura maggiore rispetto alle stoppie dei cereali a semina autunnale, l’inconveniente dell’altezza degli stocchi che rendono più difficili gli avvistamenti dei piccoli.

Tenuto conto di questi molteplici ostacoli, risulta sovente inevitabile prolungare il censimento delle covate fino alla prima decade di ottobre, con tutte le difficoltà connesse con la possibilità di distinguere con sicurezza i giovani, soprattutto nel caso delle femmine, molto simili agli adulti veri e propri.

Alll’alba o al tramonto?

Meglio condurre le osservazioni all’alba o al tramonto? La scelta ottimale è difficile da ponderare. In estate, quando le temperature sono particolarmente elevate, l’alba è ovviamente un’ottima soluzione, però occorre tenere presente che i pulcini e giovani fagiani, dotati di un piumaggio ancora insufficiente a garantire loro un’adeguata protezione termica, hanno bisogno di temperature miti per muoversi: rRgione per cui non è assolutamente detto che l’ora giusta per gli adulti, soprattutto per i maschi, per mettere il becco fuori dal rifugio notturno sia la stessa anche per i piccoli. Di conseguenza è del tutto normale poter osservare una covata in pieno mattino, quando la temperatura atmosferica è già calda, sebbene non ancora torrida.

Il tramonto rappresenta un’altra occasione di osservazione, quando la temperatura estiva non è eccessiva e non si verificano situazioni di estrema siccità. In ogni caso, nulla vieta di eseguire le osservazioni tanto all’alba quanto al tramonto, in quanto, come dicevano gli antichi romani, repetita iuvant, cioè le cose ripetute aiutano.

L’influenza del meteo

L’andamento della stagione gioca un ruolo determinante. Le siccità estreme, che caratterizzano ormai con crescente frequenza le primavere e le estati, non solo rendono ardua la schiusa delle uova e quindi riducono il successo riproduttivo, ma riducono comunque le possibilità di avvistamento delle covate, in quanto quelle che vanno a buon fine tendono a rimanere nascoste negli ambienti coperti più ombreggiati.

La pioggia, a meno che non si tratti di autentici nubifragi, purtroppo non rari durante il periodo dell’incubazione delle uova e dei primi giorni di vita dei pulcini, rappresenta un’occasione preziosa. La pioggerella è molto gradita da tutti gli animali selvatici senza eccezione: lepri, caprioli e anche i fagiani amano farsi una doccia. Quindi quando pioviggina conviene appostarsi, perché state certi aumentano le possibilità di osservare le covate. Anche i momenti successivi a una pioggia più intensa sono delle ottime occasioni di osservazione, dal momento che i fagiani, a maggior ragione i giovani, tendono a uscire dai loro rifugi per asciugarsi al sole.

Come contarli

Analizziamo ora i pro e i contro delle varie tecniche di censimento, partendo dalle osservazioni condotte da punti di vantaggio.

In inverno e nella prima parte della primavera, le osservazioni a distanza tale da non allarmare i fagiani sono il modo più indicato per eseguire un censimento esaustivo dei fagiani. Tuttavia, in estate, una distanza ritenuta congeniale in primavera può compromettere un avvistamento preciso dei giovani fagiani e a maggior ragione dei pulcini. Le modeste dimensioni di questi soggetti, il colore del loro piumaggio estremamente mimetico, i loro continui e rapidi spostamenti e l’altezza della vegetazione rendono problematico il loro avvistamento e in ogni caso il loro esatto conteggio.

Queste difficoltà, d’altra parte, tendono inevitabilmente a verificarsi ogni anno, ragione per cui la loro incidenza può essere considerata standard e quindi non pesare più di tanto sulla valutazione dell’andamento annuale della riproduzione nel suo complesso. D’altra parte, anche adottando la tecnica del transetto a bordo di un’auto o anche a piedi, capita di vedere uno o più fagianotti che schizzano qua e là tra l’erba e difficilmente, per non dire quasi mai, si riesce a discernere il loro numero esatto, rimanendo sempre il dubbio di averne padellato qualcuno rimasto nascosto tra la vegetazione.

La tecnica del transetto

Anche adottando la tecnica del transetto con l’uso dei cani da ferma si presentano alcuni inconvenienti. Innanzitutto, il censimento delle covate con i cani deve avere luogo posteriormente alla data del 15 di agosto. Nonostante ciò, è possibile che si verifichi qualche spiacevole incidente a carico di qualche fagianotto. Inoltre non è detto che i cani riescano ad alzare tutti i fagianotti e che i cacciatori saggiamente disposti ai lati del transetto riescano a contare con precisione i soggetti alzati, perché questi possono sollevarsi dal terreno, fare un piccolo volo e rimettersi nel folto della vegetazione, dopodiché se qualche altro fagianotto si alza, è arduo stabilire se si tratti di un soggetto nuovo o di uno già avvistato.

Sia come sia, occorre usare un po’ di buon senso nel segnare i fagianotti avvistati, sapendo tuttavia che, anche in questo caso, si tratta di errori che possono verificarsi con una certa frequenza ogni anno e di conseguenza non incidono in misura rilevante sulla valutazione annuale dell’andamento della riproduzione In ogni caso, quello del censimento con i cani è sicuramente il metodo più divertente e più efficace per avvicinare e coinvolgere nella gestione cacciatori appassionati di piccola selvaggina e cinofili. La cinofilia, del resto, deve essere sempre la benvenuta, in quanto del tutto innocua, impiegando cani di qualità.

Perché contarli

A questo punto può sorgere spontanea una domanda: ma tutto questo lavoro a che cosa serve? Serve (molto!) alla buona gestione e alla conservazione di un patrimonio di fagiani selvatici, almeno per quelli che amano cacciare questo animale e si rifiutano di sparare a qualche povero pollo allevato in cattività. È inoltre una buona pratica per coloro che intendono gestire al meglio un istituto pubblico, come una zona di ripopolamento e cattura o un istituto privato come un’azienda faunistica venatoria.

Il censimento estivo di un singolo anno è importante, ma ha ancora maggiore rilievo la possibilità di disporre di una serie storica, in modo tale da avere la possibilità di fare dei raffronti e valutare le scelte gestionali più opportune da intraprendere. Può anche servire a valutare l’efficacia o la necessità di determinati interventi, come ad esempio il foraggiamento invernale e primaverile, per aumentare le capacità riproduttive delle fagiane oppure il contenimento preventivo (cioè prima dell’inizio della riproduzione e non dopo) dei predatori (volpi, coppie di cornacchie, gazze e cinghiali), per limitare per quanto possibile gli effetti di questi animali sul successo riproduttivo delle fagiane.

Monitorare l’andamento nel tempo della riproduzione

Tramite i censimenti estivi è dunque possibile monitorare l’andamento nel tempo della riproduzione e registrando di anno in anno il numero delle covate censite e la loro densità possiamo farci un’idea dell’evoluzione della popolazione e della sua capacità di reagire a un’annata a dir poco disastrosa come quella del 2017, caratterizzata da una primavera molto fredda e da un estate molto siccitosa, ma seguita da tre successive ottime annate (2018, 2019, 2020), fino all’estate tutt’altro che positiva del 2021, anch’essa afflitta da una stagione estremamente torrida e totalmente priva di pioggia.

Allo stesso modo, dal numero totale di giovani prodotto, dalla loro densità e conseguentemente dalla dimensione media della covata è possibile valutare l’incremento annuo della popolazione e conseguentemente calibrare un equilibrato prelievo. È anche possibile farsi un’idea delle oggettive difficoltà che le fagiane, quantunque selvatiche, devono incontrare nella loro riproduzione. Difficoltà testimoniate, ad esempio, dall’elevate perdite percentuali subite tra la primavera, prima dell’inizio della riproduzione, e l’estate, al termine del periodo riproduttivo.

Fattori limitanti

Prova tangibile che ci sono molti fattori che limitano la sopravvivenza delle fagiane durante la delicatissima fase della nidificazione. Ad esempio, nonostante il contenimento dei predatori dei quali è consentito il controllo, ci sono anche altri predatori (faine, tassi, donnole, puzzole, lupi, gatti ferali, cinghiali) che possono incidere pesantemente sulle fagiane.

Per non parlare di certe operazioni agricole, come la falciatura dei prati, particolarmente impattanti nei confronti delle fagiane in cova. D’altra parte, anche condizioni meteorologiche avverse (come quelle verificatesi nell’estate del 2017 e, sia pure in misura minore, anche nel 2021) contribuiscono a mantenere la percentuale delle fagiane riprodottesi con successo, rispetto alle femmine presenti all’inizio della riproduzione, comunque sempre molto contenuta.

In ogni caso, nonostante le mille e mille avversità, nei territori in cui ho avuto modo di monitorare le popolazioni un patrimonio di fagiani autenticamente selvatici è comunque in grado di fare fronte alle tante difficolta e di offrire soddisfazioni venatorie copiose e autentiche.

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