Eleonora Evi e Patrizia Prestipino, deputate del Partito democratico, s’appellano ai presidenti di Camera e Senato contro l’ipotesi che la maggioranza presenti alla legge di bilancio una serie d’emendamenti a tema caccia.
I destinatari dell’appello stanno un gradino sotto, ma il senso è identico a quello della lettera con cui 55 sigle dell’associazionismo ambientalista si sono rivolte a Sergio Mattarella: Eleonora Evi e Patrizia Prestipino, deputate del Partito democratico, chiedono a Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, presidenti di Senato e Camera, di agire per impedire alla maggioranza di modificare la normativa sulla caccia con una serie d’emendamenti alla legge di bilancio.
Per Evi e Prestipino si tratta di «un’iniziativa grave, lesiva dei principi costituzionali e delle procedure democratiche», «una forzatura delle procedure» per sbloccare il ddl Malan («è arenato in commissione [a causa] di oltre duemila emendamenti e criticato da parte dell’opinione pubblica»), in sostanza «un sotterfugio, un artificio» per «continuare il lavoro di deregolamentazione della caccia, una materia che non c’entra nulla con la manovra» finanziaria, senza «trasparenza e valutazioni scientifiche».
Sulla caccia, commentano Evi e Prestipino, la maggioranza difende «gli interessi della lobby degli armieri e della parte più ambigua del mondo agricolo e venatorio»; addirittura il clima complessivo, in un contesto in cui «aumentano i rischi d’incidenti» anche mortali, «riduce il parlamento a dare copertura a pratiche venatorie illecite e al bracconaggio».
Sul tema c’è un solo emendamento possibile, si chiude la nota, quello finalizzato ad aumentare i fondi e il personale con cui contrastare gli illeciti e potenziare i centri di recupero della fauna selvatica.
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