Decreto sul cinghiale, le Regioni protestano per il ritardo

Decreto sul cinghiale
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In conferenza stampa le Regioni chiederanno al governo di approvare in tempi rapidi il decreto sul cinghiale.

Da mesi si dice che il decreto sul cinghiale sia in arrivo, ma ancora siamo ai discorsi; per sollevare l’attenzione su «un problema gravissimo che col passare dei giorni rischia di diventare irrisolvibile» la Conferenza delle Regioni ha indetto per domani, 14 luglio (ore 11), un incontro con la stampa. Lo fa sapere l’assessore veneto Federico Caner, coordinatore della commissione Agricoltura in Conferenza delle Regioni. Per Caner il ritardo equivale a «un incredibile affronto sia alle Regioni che hanno sostenuto l’iniziativa all’unanimità sia soprattutto all’intero mondo agricolo».

Sono due i passaggi della legge quadro che ci si attende che il decreto modifichi: ampliare la durata della stagione della braccata, portandola da tre a cinque mesi; e consentire alle Regioni di effettuare il controllo faunistico e pianificare la caccia di selezione anche all’interno delle aree protette. Resta ancora da capire se il governo abbia intenzione di ridefinire le categorie coinvolte nelle operazioni di controllo introducendovi anche i cacciatori.

I retroscena raccontano che il decreto sia uscito dal ministero della Transizione ecologica in tempi abbastanza rapidi; si è però impantanato negli uffici degli altri ministeri in concerto con i quali dev’essere formulato. Per Caner la colpa del ritardo è da attribuire alle «posizioni estremistiche e completamente fuori dalla realtà» di alcuni che nel governo e nella maggioranza «stanno ostacolando una proposta capace di dare una prima risposta efficace all’emergenza».

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