Controllo faunistico, l’attacco della Lav

Controllo faunistico: cinghiali adulti con piccoli
© Filip Nasaly / shutterstock

Attaccando il governo sulle possibili scelte future, la Lav rivela alcune indiscrezioni sulla riforma del controllo faunistico.

Dietro la polemica feroce c’è una (possibile) notizia: se si sta alla Lav il governo sta pensando di rimodulare la regolamentazione del controllo faunistico. Secondo le indiscrezioni i ministeri di Agricoltura e Transizione ecologica stanno infatti pensando a un decreto che, oltre ad ampliare (finalmente!) l’elenco delle categorie coinvolte introducendovi ufficialmente anche i cacciatori formati, renda non più obbligatorio il parere preventivo dell’Ispra sui piani regionali d’abbattimento.

Potrebbe saltare anche l’obbligo di ricorrere prioritariamente ai metodi ecologici; per la Lav si consentirebbe “così alle Regioni di stabilire piani d’abbattimento senza aver dimostrato [la mancanza] d’alternative”. E in aggiunta, scrive, si potrebbe procedere al prelievo “con armi ad aria compressa o arco anche senza licenza di caccia”. Al di fuori del controllo, il governo sta valutando se raddoppiare la stagione della braccata portandola da tre a sei mesi (non più cinque come da anticipazioni).

La Lav teme che il decreto sia portato all’esame del prossimo consiglio dei ministri e si appella a Mario Draghi, perché “fermi questo delirio ultravenatorio”; in caso d’approvazione non esclude un ricorso alle istituzioni comunitarie, perché verifichino possibili violazioni della direttiva habitat. Questa deregulation, si chiude il comunicato, “potrà giovare solamente ai cacciatori aumentando a dismisura le vittime del loro sanguinario passatempo senza risolvere i problemi di sovrappopolazione […] di alcune specie, in gran parte generati da loro stessi”.

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