Contenimento della volpe: una tecnica innovativa

Contenimento della volpe una tecnica innovativa
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Un significativo esempio di impiego di un’innovativa tecnica per il contenimento della volpe, quella che si avvale di richiami sonori manuali a bocca.

L’impiego di richiami sonori manuali a bocca per il contenimento della volpe è una tecnica che ha cominciato a diffondersi e laddove è applicata con l’indispensabile maestria, dà risultati, a detta di chi la pratica, a dir poco eccezionali.

Un esempio per tutti è rappresentato dalla zona di rispetto venatorio San Cristoforo-Pagnana, nel comune di Rignano sull’Arno in provincia di Firenze. Qui, un esemplare piano di miglioramenti ambientali a favore di fagiano e lepre è stato affiancato da un’altrettanto valida azione di contenimento della predazione esercitata dalle volpi.

Un esempio da seguire

Protagonista di questo intervento di controllo è Simone Tofani, una guardia volontaria, che il 4 ottobre 2019 ha avuto modo di partecipare a una “serata volpe”, ossia a un breve corso di addestramento per l’impiego di questa tecnica innovativa, tenuto dal maestro Gabriele Taverni in provincia di Siena.

Questa fondamentale esperienza ha poi stimolato il curioso allievo Tofani ad approfondire l’argomento per proprio conto. Ha scoperto come il controllo della volpe ai fini della tutela della riproduzione naturale della piccola selvaggina stanziale tramite l’impiego di richiami sonori manuali a bocca sia molto diffuso all’estero. In particolare in Inghilterra, dove questa tecnica è ormai largamente impiegata da decenni a un livello molto avanzato.

Tofani ha così avuto modo di impadronirsi piano piano dei vari aspetti di questa pratica e aumentando progressivamente il numero delle uscite è riuscito ad affinare la sua tecnica e a cogliere risultati sempre più soddisfacenti. Ha iniziato in concomitanza del tramonto del sole e poi con il progressivo miglioramento delle sue capacità è passato a eseguire gli interventi in orario notturno.

Contenimento della volpe: l’aspetto

Tofani ha così sviluppato due tipi di intervento, peraltro perfettamente integrabili l’uno con l’altro. Il primo è rappresentato dall’aspetto vero e proprio. In questo caso è essenziale individuare i punti di passaggio della volpe, in prossimità dei suoi luoghi di rifugio, eseguendo a tal fine sempre degli accurati sopralluoghi alla ricerca delle fatte. A tale scopo sono perlustrati di preferenza i sentieri, quei percorsi che una volpe può ripetere con una certa frequenza.

Questo consente di individuare i siti di appostamento più favorevoli, quelli sufficientemente coperti per non farsi avvistare dalla volpe e che al tempo stesso offrono una buona visibilità per poterla colpire con successo. Occorre giungere all’appostamento un’ora prima che inizi il tramonto e aspettare il transito della volpe, aiutandosi con piccole quantità di sostanze attrattive, anche semplici crocchette per cani, per favorirne una sosta che faciliti il risultato positivo dello sparo.

Il fattore vento è della massima importanza: deve sempre soffiare in una direzione che non porti l’odore di chi è appostato verso il naso della volpe. La preparazione dell’appostamento deve essere quanto mai meticolosa perché, una volta avvistata la volpe, non deve esserci alcuna necessità di muoversi e tantomeno di armeggiare. Bisogna rimanere immobili e in silenzio, in modo che la volpe non abbia la possibilità di avvertire alcunché di strano.

L’uso dei richiami a bocca

Il secondo tipo di intervento richiede l’uso dei richiami a bocca. Sono richiami che, in generale, riproducono le emissioni sonore di un animale che si trova in sofferenza o in pericolo. Questi fischi possono essere acquistati facilmente e con poca spesa on line.

Ce ne sono di tanti tipi. Uno, ritenuto molto efficace da Tofani, è simile a quello che si impiega per fare il verso della civetta. E’ composto da due piccole lamine di plastica poste una sopra l’altra e divise da una piccola membrana sulla quale, soffiandoci, può essere ottenuto un suono simile al richiamo che impiegano i chioccolatori.

Nella sua personale esperienza, Tofani ha avuto maggiore successo con i richiami che imitano il lamento di un animale grosso come la lepre e non con quelli che emettono lo squittìo di piccoli animali come un topo o un uccellino. In ogni caso, la differenza la fa sostanzialmente il grado di fiducia. Se uno strumento è ritenuto valido, viene impiegato anche con molta convinzione e risulta quindi assai produttivo.

Anche l’intensità del richiamo riveste una notevole importanza, in quanto il volume e la frequenza con cui si aziona il richiamo vanno modulati rispetto alla distanza della volpe. Più è vicina, più lieve e meno frequente deve essere il suono per non allarmarla.

Un grande vantaggio

Questa tecnica presenta un grande vantaggio. Mentre all’aspetto occorre aspettare che la volpe si faccia viva, con il richiamo è la stessa volpe che si avvicina in brevissimo tempo. Questo metodo può dunque essere impiegato anche a buio inoltrato e consente di coprire in breve tempo varie aree.

Ovviamente anche la tecnica del richiamo non è infallibile. Può anche capitare che una volpe, pur avvertendo il richiamo, per motivi che rimangono sconosciuti lo ignori. Altre volte, invece, il metodo funziona in modo a dir poco sbalorditivo e risulta quanto mai efficace e produttivo. Che cosa faccia la differenza è difficile da valutare.

Non esiste il richiamo magico

I richiami sono diversi e, secondo la personale esperienza di Tofani, non esiste un richiamo magico. Nessuno di essi è più capace di attrarre le volpi di altri, addirittura talvolta è sufficiente semplicemente appoggiare le labbra sul palmo della mano e aspirare per produrre una sorta di lamento per avere ugualmente un ottimo successo. Indubbiamente si tratta di una tecnica da affinare ulteriormente, tramite la pratica, per comprendere bene come emettere i suoni più convincenti in relazione al comportamento della singola volpe.

Volendo le due tecniche si sposano egregiamente. Dopo avere scelto con cura un appostamento per attuare la tecnica dell’aspetto, nel caso in cui fattosi buio non si sia ancora vista una volpe, si può benissimo ricorrere al richiamo. Per un proficuo impiego del richiamo assume comunque una non trascurabile importanza l’orario. Il momento più propizio è passato il tramonto. Conviene controllare sempre l’ora esatta del tramonto, dopodiché è consigliabile portarsi sull’appostamento con il giusto anticipo.

Il colpo giusto

Passando agli aspetti più pratici relativi al tiro, l’appoggio per la carabina è della massima importanza. Valutando i pro e i contro, la migliore posizione è stare in piedi, impiegando un treppiede. Quest’ultima opzione, oltre a consentire una buona stabilità di tiro e un’elevata visibilità, offre anche l’opportunità di potere effettuare lievi spostamenti per conseguire la migliore posizione di tiro.

La distanza di tiro è un ulteriore particolare da valutare con grande prudenza. La distanza più produttiva, stante l’esperienza di Tofani, risulta compresa, all’incirca, tra i 50 e i cento metri, con un valore ottimale che si colloca intorno agli 80 – 90 metri. Ovviamente minore è la distanza maggiori sono le possibilità di successo, però cresce anche il pericolo che la volpe avverta la presenza dell’operatore.

In ogni caso, è assolutamente sbagliato esagerare con la distanza. Il consiglio di Tofani, per evitare ferimenti, è quello di procedere allo sparo solo in circostanze che diano una certa sicurezza di colpire con successo. Altrimenti è preferibile non sparare.

Anche la sicurezza del tiro deve essere tenuta sempre presente. In altre parole, nei criteri di scelta dell’appostamento è indispensabile valutare con estremo scrupolo la possibile traiettoria della palla.

Per quanto riguarda il calibro, Tofani ha incominciato con una carabina in .308 Winchester, poi successivamente ha acquistato un’arma in .223 Remington, calibro minore che meglio si presta per il contenimento della volpe.

Non è caccia, ma attività di controllo

Premesso che non stiamo parlando di caccia, ma di attività di controllo, nel caso di Tofani gli strumenti impiegati, le modalità e i tempi di esecuzione sono tuttavia quelli consentiti dalla polizia provinciale di Firenze. A tale proposito, il visore termico da osservazione è uno strumento essenziale per la buona riuscita degli interventi notturni. Consente l’avvistamento della volpe a distanza di 200-300 metri e, permettendo di seguire i suoi movimenti, consente anche di modulare adeguatamente il richiamo e di avere tempo per cercare la posizione più favorevole per il tiro.

La polizia provinciale di Firenze vieta invece l’impiego di strumenti di puntamento termici anche negli interventi di contenimento. Tuttavia questo divieto non riveste, ad avviso di Tofani, alcuna importanza. Mentre il visore termico è davvero decisivo per seguire la volpe nelle delicate fasi di avvistamento e avvicinamento, il sistema di puntamento termico non lo è. Si possono usare vantaggiosamente i sistemi tradizionali, come ad esempio il faro.

Ci sono tuttavia altri sistemi di puntamento consentiti, come quelli che funzionano come amplificatori di luce e quelli digitali a raggi infrarossi, che funzionano benissimo, a parte il fatto che i primi hanno il difetto di costare davvero molto.

Facendo due conti. Per un visore termico ci vogliono almeno mille euro. Una carabina decente, senza volersi svenare, costa almeno 600 euro. Per un’ottica più pila o un sistema digitale altri 700 euro almeno. Quindi, tutto compreso, nella migliore delle ipotesi si va tra i 2.000 e i 2.500 euro per avere un’attrezzatura minimamente adeguata.

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