Cani da ferma: a caccia senza tecnologia

Cani da ferma a caccia senza tecnologia

Cani da ferma e cacciatori a caccia senza tecnologia. Qualcuno lo fa, affermando che non ci sono vantaggi se non il piacere di vivere la caccia in un modo che non usa più. E c’è poi l’adrenalina nel misurare le proprie “nude” abilità e quelle del proprio ausiliare, e di essere animale predatore tra animali che vivono e popolano il bosco. Ma si sa, i predatori restano spesso a pancia vuota.

Di questi tempi, vedere aggirarsi per boschi cacciatori con cani da ferma “nudi”, ossia senza orpelli tecnologici, non può che essere considerato, con malcelata curiosità e con un fondo di benevola commiserazione da parte dell’avveduto cacciatore moderno, una bizzarria o il vezzo di colui che, alla fine, comunque non prenderebbe nessuna beccaccia in tutta la stagione.

A mia discolpa, dato che caccio in questo modo, c’è l’appartenenza alla leva dei cacciatori arruolati tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta che ha il suo peso, essendo stata quella un’epoca tutto sommato in continuità con i secoli precedenti. In effetti, leggendo di caccia e cani qua e là, non è che si percepisca alcuna variazione sostanziale della tecnica di caccia coi cani da ferma nel corso di lustri e lustri. Questo fino a pochi anni fa. Sono pertanto un cacciatore pienamente attivo, ma vetusto.

È arrivata la rivoluzione per i cani da ferma

In quattro e quattr’otto, inattesa, è arrivata la rivoluzione. Le varie tecnologie hanno mutato tutto quanto e si sono rapidissimamente diffuse, soprattutto tra gli amanti della caccia alla beccaccia. C’è chi, più aperto mentalmente, curioso e pronto a cogliere le novità, ha saputo adeguarsi. Chi invece, come me, è più tardo, pigro e con un’indole brontolona ha scelto di ritirarsi sdegnosamente nel passato, incapace di ricostruire la propria identità venatoria. Solo per questi miei limiti sono stato immeritatamente arruolato tra gli “esperti” della caccia col cane nudo, ossia senza che sia corredato di moderne attrezzature tecnologiche.

Al grido di o tempora, o mores i conservatori hanno aperto la contrapposizione con i modernisti, in una diatriba di alto profilo, direi sopraffina, perfetta per poter parlare comunque di caccia con fiera passione senza incorrere nel rischio che qualcosa cambi davvero. Quanto a me, ormai tagliato fuori dal mainstream, confesso che ho accarezzato la folle idea di accettare l’impudica offerta di un caro amico, cacciatore cinofilo di prim’ordine, di essere nominato membro, se non addirittura vicepresidente, di una “setta segreta” che lui presiede, nominata “Beccaccia? No, grazie!”, volta a raccogliere informazioni dettagliate per consigliare l’adepto cinofilo su dove recarsi a caccia senza incorrere nel rischio di spiacevoli incontri con l’uccello marrone e tutto ciò che ne consegue.

Perché non c’è niente da scherzare. Voi non sapete come mi sono sentito quella volta che ho incontrato sul mio percorso, in una meravigliosa e sconfinata cerreta ad alto fusto con sottobosco a eriche, luogo solitario e affascinante, una coppia di giovani colleghi accompagnati dai loro quattro cani; o meglio, quattro cani accompagnati dai loro due giovani cacciatori. Dunque ve la racconto.

La modernità avanza

Una breve premessa al racconto. Durante le mie girate a beccacce voglio la certezza di non incontrare nessuno e la possibilità di poter praticare un intenso giro di almeno mezza giornata senza dover tornare all’auto. E fino ad allora mai avevo avuto dimostrazione concreta di che cosa significasse la moderna caccia alla beccaccia. Ma torniamo a noi.

Quel giorno, giunto in una grande area piena di fascino, luogo dove sapevo che una beccaccia avrebbe potuto albergare, ebbi una vaga, forse subliminale sensazione che in lontananza vi fosse qualcuno. Pur tendendo l’orecchio non percepii altro e proseguii sereno verso la zona di interesse. In effetti il mio cane iniziò ad avvertire una pastura e con sollecitudine si apprestò a individuare il luogo, più o meno prossimo, dove la beccaccia si era celata.

Come un branco di lupi

D’un tratto alcuni cani da ferma silenziosissimi, avidi e rapidissimi, in tipico stile e con una determinazione invidiabile, con la compostezza di un branco di lupi, senza fare una piega superarono me e il mio cane, proprio nella direzione promettente. Dopo un po’ arrivarono i due cacciatori che, pur passandomi vicini come i loro cani prima, mi oltrepassarono senza degnarmi di uno sguardo, impegnati com’erano a consultare i loro dispositivi. Proseguirono e si fermarono a occhio e croce circa cento metri oltre, dandosi la voce per piazzarsi, mentre io ero rimasto a bocca aperta. Una breve attesa e quindi una scarica di colpi.

Un attimo dopo vidi volare altissima la beccaccia indenne, saettante come un colombaccio, tanto che proseguì fino e oltre l’orizzonte; altro che ribattuta! Ma si sa, signori miei, le beccacce di oggi sono diverse da quelle del passato. Insomma, mi ero trovato dentro uno sturm und drang, dove superuomini, supercani e superbeccacce avevano sovvertito il mio piccolo, antico ordine costituito. Un’esperienza davvero esaltante e rivoluzionaria. Ma io mi ritrovai annichilito.

A caccia senza corredo tecnologico

A questo punto sconsiglio caldamente tutti i lettori giovani e intelligenti, aperti alle novità e colmi di curiosità, di proseguire la lettura di questo articolo in quanto fazioso portatore di vizi cinofilo-venatori inconfessabili, quanto imperdonabili. Ma dato che adesso devo proprio raccontare la caccia col cane nudo vi metterò in guardia dalle controindicazioni.

Primo: dovrete procurarvi un cucciolo equilibrato, intelligente e di spiccata venaticità, proveniente da una genealogia di soggetti equilibrati, intelligenti e venatici. Facile, vero?

Secondo: con progressività e pazienza procederete alla sua educazione di base, fase fondamentale per costituire il giusto rapporto cane-cacciatore, lavoro lungo e costante, senza scorciatoie: richiamo, dietro, vai, seduto, fermo. Senza questo passaggio non si va da nessuna parte.

Dopodiché, fate come vorrete e potrete secondo le norme, portatelo sulla selvaggina solo selvatica, sulle varie specie disponibili a seconda del periodo. Tutta la selvaggina, badate bene, non solo beccacce. Sì, perché il vostro giovane avrà così modo di apprendere i molteplici comportamenti dei selvatici, che siano quelli di una quaglia nella medica, di un fagiano in un gerbido, della starna e delle altre pernici nei prati e nelle stoppie di collina e montagna, del beccaccino nelle risaie e nei prati umidi.

Il vostro allievo sarà così preparato ad affrontare tanto la beccaccia di arrivo tranquilla e confidente, quanto la beccaccia svernante, leggera e pedinatrice, quel selvatico, cioè, dai mille comportamenti.

Cerca adattata al tipo di terreno

Inoltre, già dalla tenera età fate capire al vostro allievo che caprioli, cervi, daini, cinghiali, istrici, scoiattoli eccetera, ossia il 99% della selvaggina dei boschi, non sono di vostro interesse e che non deve fare stupidaggini e mettersi nei guai. E’ il vostro cane che ha bisogno di voi e quindi non è lui che caccia per sé. Per fare ciò, il cane deve essere nudo anche in addestramento.

Il vostro cane dovrà comprendere la necessità di variare la sua ampiezza di cerca per adattarla al tipo di terreno, estesa in ambienti aperti tipo la faggeta, contenuta nei boschi sempreverdi. In pratica, deve apprendere che il fucile lo avete voi. Imparerà a fare rientri regolari o a farsi vedere in modo ritmato, scandendo il tempo della cerca. In caso di prolungamento del tempo di rientro o di qualsiasi altro dubbio, un solo colpo di fischietto dovrà essere sufficiente a dirimere la situazione. Se il cane rientra sarà solo un nulla di fatto, altrimenti lestamente ci porremo in cerca del cane utilizzando le ultime utili informazioni (direzione di cerca) incrociando le dita.

Formare un cane autonomo e collegato

Il primo anno del vostro cane è così già trascorso, ma tutto il lavoro fatto insieme avrà creato quell’atmosfera di complicità, collaborazione, intesa e solida fiducia reciproca che sarà indispensabile per cacciare una beccaccia anche in ambienti difficili. In altre parole, sarà un cane autonomo e collegato, concetto quest’ultimo al centro di secolari e furiose diatribe teoriche tra gli appassionati, oggetto di mille distinguo e discettazioni filosofiche, ma la cui declinazione concreta nel profondo dei boschi è ovviamente trascurata a favore della distanza della cerca.

Per quanto mi riguarda, la mia modalità di caccia ottimale è quella minimale: un cacciatore e un cane. La motivazione è prettamente di convenienza, nel senso che già sarà difficile avere sotto controllo la situazione così, figuratevi dover avere sotto osservazione un ulteriore cane e pure un compagno di caccia. Tenete conto che sarà faticoso tenere altissima l’attenzione dei sensi, con nessun calo di concentrazione sul cane, perché altrimenti perderete il contatto e non potrete reperirlo in caso di ferma. Si dovrà, cioè, sviluppare un sesto senso che ci farà intuire, come in una nostra mappa mentale, il percorso del nostro ausiliare.

Ma sappiatelo: state pur certi che il vostro cane nudo fermerà proprio quando il solito importuno vi chiamerà al telefono per la consueta sciocchezza. Quindi andate a caccia rigorosamente dove il cellulare non prende.

Fiducia nel vostro cane

Dovete anche essere dei tipi tranquilli e fiduciosi che il vostro cane se la sappia cavare da sé. Non cominciate a pensare subito che, se non rientra dopo un minuto, sia successo che se lo siano mangiato i lupi, che i cinghiali lo abbiano straziato, che la vipera lo abbia pizzicato, che sia annegato nel ruscello vicino, che si sia perso dietro ai caprioli, che sia finito in un pozzetto di scolo, che abbia trovato una femmina in calore, che si sia andato a cercare un altro cacciatore perché voi gli avete padellato le ultime dieci beccacce, che gli sia stata sbarrata la strada del rientro da un’invasione di cavallette. Nel caso di queste preoccupazioni, portatevi una confezione di tranquillanti o lasciate perdere il cane nudo.

Infine, la più certa delle controindicazioni sarà che comunque, pur con tutte le accortezze, qualche beccaccia vi fregherà perché non avrete trovato il vostro cane o perché avrete impiegato troppo tempo a reperirlo.

Qualche concessione

Cane nudo sì, ma qualche aiuto me lo concedo. In situazioni particolari faccio indossare al cane il campano e lo vesto con una pettorina di colore brillante, ausilio che per me che caccio con soggetti di roano-marroni risulta indispensabile.

Non amo particolarmente il campano, tanto che lo uso saltuariamente nei luoghi tipo il forteto sempreverde. Questo perché, in primo luogo, mi pare che il suono emesso disturbi il cane; in secondo luogo perché mi pare che ostacoli la capacità del nostro ausiliare di utilizzare il suo udito per ritrovarci o seguirci mentre compie le sue esplorazioni, dato che sono solito fare attenzione a mantenere il massimo silenzio. In effetti quando uso il campano ho la sensazione di ricorrere di più al fischietto, che altrimenti utilizzo raramente, per offrire al cane un punto di riferimento. Prediligo un campano dal suono grave, eventualmente attutito da qualche giro di nastro isolante per renderlo più sordo.

La pettorina, di solito di colore arancione per la sua visibilità anche in condizioni di luce limitate, la ritengo irrinunciabile, sia per me, ma anche per evitare al cane di essere scambiato per un cinghiale e beccarsi una fucilata da parte di qualche cretino che, a tutti è noto, esiste. Tra i modelli disponibili quelli che prediligo sono di produzione artigianale, di giusta tonalità, leggeri, traspiranti, robusti e resistenti, con un taglio perfettamente adattabile al cane, semplicissimi da applicare. Finché posso, mi limito alla sola pettorina, ma il campano è sempre nel tascone, pronto all’uso.

Nudo anche il cacciatore

E se il cane sarà nudo, sarà nudo anche il cacciatore, che avrà solo i suoi feticci agé: solitario con la fidata doppietta, qualche cartuccia di cartone, un buon fischietto in corno o bosso, la vecchia cacciatora e gli scarponi in vacchetta. Tutto quanto è necessario per trascorrere splendide giornate col nostro cane e qualche beccaccia, qua e là per il mondo, forse un po’ fuori dal mondo.

A questo punto mi pare di avervi sufficientemente ragguagliato circa tutte le controindicazioni alla caccia della beccaccia col cane nudo, sperando di avere mostrato la retta via a coloro che sono dubbiosi. Vantaggi di sicuro non ce ne sono. Datemi quindi ascolto, resistete al nostalgico canto delle sirene che invocano una caccia che non ritornerà.

Non perdere le ultime notizie sulla caccia sul portale web di Caccia Magazine; e seguici anche sulla pagina Facebook di Beccacce che Passione.