Cani da caccia protagonisti nell’editoriale del nuovo numero di Beccacce che Passione (3 2025) in edicola. Riflessioni sul valore tecnico ed emotivo della caccia con il cane da ferma.
Tra le prime luci d’autunno i nostri passi nel bosco scalfito da ombre e luci si fanno leggeri. E poi, improvvisamente, il nostro cane va in ferma. Una ferma intensa, tesa come un filo invisibile tra istinto e mistero. È in quell’istante che nasce la magia. Un sortilegio antico, silenzioso, profondamente nostro.
Nel cuore della stagione di caccia, là dove il bosco si chiude e i sogni si aprono, il cane da ferma diventa più di un compagno. È sentinella, guida, interprete del mistero. C’è un linguaggio fatto di odori, posture, sguardi, che solo chi ha camminato a lungo nei rovi conosce. Un gesto trattenuto, una vibrazione nei muscoli, un naso puntato verso l’ignoto. È la regina, forse. O soltanto il vento. Ma è proprio questo il miracolo: non è la preda, è l’attesa che conta.
Un gesto immobile e carico di senso
Nelle pagine di Beccacce che Passione celebriamo quel gesto immobile e carico di senso, che non è mai soltanto caccia, ma piuttosto un’alleanza tra uomo, cane e natura. Dal setter inglese, pittore d’emozioni, al pointer, elettricità pura, ai bracchi, che scolpiscono il tempo, a tutte le altre razze che interpretano la ricerca della beccaccia con personalità e passione, ogni cane porta al cospetto del selvatico il suo stile, la sua voce, il suo talento. Ma è proprio nella ferma che tutto trova il suo compimento più alto. Perché nulla è certo e ogni incontro è un dono.
Beccacce che Passione nasce e vive per raccontare questi istanti che sono l’essenza della caccia con il cane da ferma. Raccontando storie vere, esperienze vissute nel bosco con i nostri cani, inglesi o continentali che siano, la passione che talvolta ci tiene svegli la notte prima di un’uscita a caccia. In questo numero troverete voci e penne che conoscono bene la magia della ferma, non solo come gesto tecnico, ma come atto sacro di rispetto verso tutti i selvatici incontrati dai nostri ausiliari.
Nulla è scontato
Chi conosce la caccia vera, infatti, sa che nulla è scontato. E sa che ogni incontro è una conquista. Che la bellezza non sta solo nel frullo, ma prima ancora nell’incantesimo della ferma: quel corpo immobile, lo sguardo proteso, la coda rigida come una verità assoluta. Lì, tra il cane e il bosco, c’è il prodigio. E noi, ogni volta, siamo grati testimoni.
Parliamo di gestione della beccaccia e di tecnica venatoria, certamente, ma anche di istinto, stile e di quella complicità tra uomo e ausiliare fatta di sguardi e passi. Celebriamo quei cani che portano nel sangue questo dono, a caccia e nelle prove specialistiche che avvicinano quasi a toccarsi la cinofilia agonistica e l’ars venandi, e soprattutto celebriamo il sentimento che ci muove: amore per il bosco, rispetto per gli animali, gratitudine per il cane.
Più silenzi che spari
La stagione è quasi alle porte. Le battaglie politiche e populistiche, e le conseguenti polemiche, sono praticamente le stesse (modifica della legge 157/92, calendari venatori e così via) che si ripetono di anno in anno. Al di là di queste infinite litanie, anche il mio augurio è, però, lo stesso di sempre. Che ci siano più silenzi che spari. Più emozioni che numeri. E che il nostro cane ci guardi, ancora una volta, come solo lui sa fare.
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