Calendario venatorio dell’Emilia Romagna, l’ordinanza del Tar

Calendario venatorio dell’Emilia Romagna: setter a caccia
© Tanya Consaul Photography / shutterstock

La stagione può partire regolarmente: il Tar ha respinto il ricorso delle associazioni ambientaliste contro il calendario venatorio dell’Emilia Romagna.

A Bologna va decisamente meglio che a Perugia, dove qualche ora fa s’è deciso per la sospensione dell’apertura della caccia in Umbria: il Tar ha infatti respinto (ordinanza 420/2022) il ricorso delle associazioni animaliste contro il calendario venatorio dell’Emilia Romagna; e dunque la stagione inizierà regolarmente.

Sono decisamente rilevanti le tre motivazioni su cui il Tar basa la propria ordinanza. È innanzitutto superfluo sottoporre a Vinca, valutazione d’incidenza ambientale, il calendario se vi è stato già sottoposto il piano faunistico-venatorio regionale in vigore; la decisione di consentire due giornate aggiuntive di caccia alla migratoria ricade nel perimetro dei poteri discrezionali della Regione, data “la sua rilevanza rispetto agli abbattimenti”; e soprattutto con una motivazione adeguata la giunta può discostarsi dal parere Ispra, che “prende in considerazione [dati] non del tutto pacifici”.

Il Tar accoglie infatti la tesi secondo la quale i key concept per la migratoria sono problematici; pesa la scarsa “coerenza dei dati forniti dai singoli Stati”, in particolare “quelli che insistono sul bacino del Mediterraneo”. Peraltro lo scarto è limitato sia per estensione sia per il numero di specie coinvolte: la Regione s’è discostata dal parere Ispra solo per due specie e solo per una decina di giorni rispetto alla data di chiusura suggerita, “nel rispetto del termine della fine di gennaio indicato dalla legge 157/92”.

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