Calendario venatorio delle Marche 2024/2025, Arcicaccia contro Fidc e Libera Caccia

Calendario venatorio delle Marche 2024/2025, Arcicaccia contro Fidc e Libera Caccia: beccaccia tra le foglie autunnali
© Greens and Blues / shutterstock

Gabriele Sperandio, presidente regionale dell’Arcicaccia, contesta nel dettaglio il calendario venatorio delle Marche 2024/2025 proposto da Federcaccia e Libera Caccia.

Violando i key concept per la migratoria e mettendosi contro le sentenze di Tar e Corte costituzionale, la proposta di Federcaccia e Libera Caccia sul calendario venatorio delle Marche 2024/2025 «rischia di compromettere e stravolgere quell’equilibrio d’insieme che tutelava la stagione»: se dunque sarà accolta intatta dalla Regione e, «pur di fronte a sentenze motivate», non subirà alcuna limitazione, Gabriele Sperandio si dimetterà da presidente regionale dell’Arcicaccia, «per dimostrare quanto sia forte il mio sentimento per una caccia migliore, sostenibile e che guarda al futuro».

Sono cinque gli aspetti critici segnalati da Sperandio: le date di prelievo di alzavola, germano reale, marzaiola (cinque giorni in preapertura, poi dal 15 settembre al 17 gennaio) e colombaccio (cinque giorni in preapertura, poi dal 2 ottobre al 30 gennaio), per i quali teme un ricorso per il superamento dell’arco temporale massimo previsto dalla legge; il 30 gennaio come data di chiusura della caccia a turdidi e beccaccia, in contrasto con i key concept per la migratoria; il reinserimento della pavoncella tra le specie cacciabili, «una pericolosa provocazione contro il Tar» che nel 2021 s’era già espresso disponendo il divieto di caccia fino all’approvazione del piano di gestione nazionale, del quale si resta ancora in attesa; le sei giornate di caccia ai corvidi a febbraio, in luogo della preapertura («la chiusura a gennaio è segno di responsabilità»); e la caccia in deroga al fringuello.

Sperandio ha dunque fatto sapere che cosa farà se prevarrà «quest’atteggiamento reazionario», che non porterà a nulla di buono per la caccia in Italia; allo stesso modo chiede ai presidenti che hanno ispirato la proposta di dimettersi qualora il Tar o il Consiglio di Stato accoglieranno un eventuale ricorso.

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