Caccia alla tipica alpina: una caccia per pochi

caccia alla tipica alpina

La caccia alla tipica alpina richiede cani e cacciatori con caratteristiche in un certo senso simili a quelle necessarie nella caccia alla beccaccia, pur trattandosi di selvaggina e di territori molto diversi.

La caccia alla tipica alpina necessita di ausiliari e conduttori con eccellenti caratteristiche fisiche per affrontare terreni difficili, insidiosi e selvaggina vera che non perdona.

Pochi “eletti” in Italia possono praticare la caccia alla tipica di montagna. Io ho avuto questa opportunità che ho affrontato per vent’anni sulle Alpi della Val Sugana e occasionalmente, come ospite armato solo della reflex, su quelle svizzere dei Grigioni.

Come in nessuna altra caccia col cane da ferma è necessario avere un cane buono. Per inerpicarsi salendo spesso di quota con fatiche inenarrabili, soprattutto se si ha il cane fermo a trecento metri in alto, sulla nostra verticale, c’è la necessità che il proprio ausiliare sia assolutamente serio.

Nessun cane “nasce imparato” e naturalmente perché un cane da ferma con doti naturali eccellenti possa diventare uno specialista nella tipica di montagna, ha bisogno di fare le sue esperienze, così come un cane specialista nella caccia alla beccaccia.

Ma deve essere un cane particolarmente veloce ad apprendere, perché il tempo per farlo crescere è brevissimo ed essendo dell’idea che un cane buono lo si vede prestissimo, sono anche dell’idea che il soggetto che non mostra rapidamente le qualità adatte per andare a cercare galli, cotorne e bianche, non vada aspettato, ma lasciato a un cacciatore che ha altre esigenze.

Il cane da montagna

Il cane da montagna è un soggetto specializzato nella cerca in quei territori complicati e in quota con qualsiasi tempo. La montagna presenta delle difficoltà che non si possono affrontare solo con la forza, ma soprattutto con la testa, con metodo.

Io, come i miei cani, ho dovuto imparare in fretta se non volevo lasciarci le penne. La montagna va presa con giudizio e la stessa cosa deve fare il proprio cane. Il rododendro, ad esempio, se lo devi attraversare prendendolo dal basso e in verticale, ti puoi fare il segno della croce, perché i suoi rami fitti e ricurvi verso il basso ti spingeranno contro come molle implacabili.

Una volta avevo Buch in ferma sopra di me a duecento metri e il terreno era completamente coperto di rododendri. La salita era veramente ripida, ma io avevo trent’anni e decisi di provare a raggiungerlo sfondando come un cinghiale quella vegetazione.

Il risultato fu che, quando arrivai a cinquanta metri dal cane, partirono sopra di lui sette galli e nonostante uno mi fosse arrivato al limite del tiro, avevo il fiato così grosso che lo sbagliai di molti metri. Poi riuscii a raggiungere la rimessa di quel gallo che si era allontanato dagli altri per volare di traverso e gli misi il sale sulla coda!

Il cane deve prendere terreno

Il cane specialista nella caccia alla tipica alpina deve prendere terreno, molto terreno. E soprattutto fuori dal bosco a cotorni e ancora di più a bianche.

Deve avere ferma solidissima, anche se gli capita di vedere le pernici in terra che gli camminano davanti. Fermo e fermo, poi due passi e poi ancora fermo. Deve aspettarti anche se avvicinarlo occorre un’ora. Ma un’ora per davvero!

E poi la selvaggina di montagna spesso ti obbliga a fare dei traversi tra rocce e ghiaioni che possono limare rapidamente i piedi di un cane e se lui questa cosa non la capisce, è finita. Ci sono ausiliari, di qualsiasi razza, che imparano a come mettere le zampe e non si fanno mai nulla. Sì, qualche ammaccatura, ma nulla più. Altri invece, dopo una giornata, sanguinano e nei giorni successivi diventano inutilizzabili.

Caccia alla tipica alpina: occorre dosare le energie

I cani più furbi non rincorrono un selvatico che si invola dopo una ferma. Non sprecano energie. Non rischiano di cadere da un dirupo perché già sanno che c’è quel pericolo, lo avvertono. Quanti cani si sono fatti molto male per una rincorsa.

Ho un episodio ben impresso nella memoria. Ramon, setter inglese, per cercare di abboccare delle pernici bianche che aveva guidato per moltissimi metri fino allo sperone di una cengia, volò giù e Marco, il mio compagno di caccia, che lo vide precipitare, urlò dall’orrore. Era convinto che il setter si fosse ammazzato.

Pensai, agghiacciato, di aver fatto un errore a sparare perché Ramon, vedendo una bianca esplosa in aria, probabilmente non aveva resistito nel cercare di prenderla.

Dopo aver aggirato lo sperone di roccia, mentre stavamo scendendo per recuperare il mio giovane Ramon, vedemmo che, con grande fatica, il setter mi stava venendo incontro dal basso con la pernice bianca in bocca. Tremava come una foglia e aveva gli occhi tondi dallo spavento. Nel togliergli quel batuffolo bianco dalla bocca, mi accorsi che Ramon aveva perduto due denti e sanguinava copiosamente. Lo abbracciai fino a quando smise di tremare.

A forcelli la cerca deve essere più stretta

A forcelli il cane si deve muovere lambendo il bosco, perché spesso i galli all’inizio della stagione si nutrono di frutti che maturano in zone baciate dal sole.

Ecco, in questi casi il cane deve capire che la cerca deve essere più stretta, perché la sua capacità di discernimento viene messa a dura prova. Le pasture possono essere molte e di giorni diversi, ma soprattutto può trovarsi a lavorare in assenza di vento che, invece, fuori, in alto, trova sempre.

Tra i galli ci sono anche… le galline che vanno assolutamente rispettate, ma il cane che non lo sa esercita un buon allenamento perché spesso sono più confidenti dei maschi. Viene poi il momento che il diavolo nero con la coda a lira capita a tiro!

Insomma un cane per la caccia alla tipica alpina deve avere gli attributi, come il suo padrone. Altrimenti è meglio fare altro.