Caccia alla lepre: identikit del buon canettiere

Caccia alla lepre identikit del buon canettiere
© Emanuele Nava

Caccia alla lepre: come trasformare un giovane appassionato in un valido conduttore di cani da seguita specializzati per la caccia alla lepre.

La caccia alla lepre con il cane da seguita è una disciplina in cui non si è mai finito di imparare. Quando ci si sente realizzati, in realtà spesso ci si ritrova molto prossimi a una brusca caduta. E quando si ritiene di aver raggiunto un’esperienza tale da poter fornire qualche consiglio ai meno avvezzi a questa forma di caccia, sovente ci si ritrova improvvisamente a dover dipanare rebus intricatissimi. Spesso riguardano il comportamento dei propri cani.

Se la caccia alla lepre con il segugio non è mai stata di per sé una disciplina di facile lettura, sono convinto che alle difficoltà proprie di questa forma di caccia si siano aggiunte ulteriori complicazioni. Queste sono dovute a una pluralità di fattori che rendono ancora più ostica la materia.

Basti pensare al cambiamento climatico, che ha portato anche i segugi a doversi inevitabilmente confrontare con condizioni meteorologiche e quindi anche olfattive estreme. Oppure è sufficiente fare riferimento alle mutazioni nella gestione delle politiche agricole, che hanno inciso negativamente rispetto alla nostra passione, per esempio in termini di massiccio ricorso alle monocolture.

Non è un buon momento per la lepre

La lepre non attraversa un periodo particolarmente idilliaco, almeno in parecchie realtà italiane. Il proliferare di ungulati e volpi e l’esplosione numerica della minilepre rendono sempre più arduo il compito del segugio specialista su lepre. Un tempo l’inseguitore nazionale poteva godere di una presenza più che ideale della lepre, cui faceva da contraltare come unico fattore di disturbo qualche pennuto di qualità, oggi purtroppo quasi del tutto scomparso.

Ciò nonostante la caccia alla lepre ancora oggi riesce a catturare ogni anno qualche nuovo adepto. A questi giovani appassionati ho deciso di dedicare questo mio breve, e sicuramente non esaustivo, vademecum. Una sorta di elenco contenente qualche spunto di riflessione per chi intenda approcciarsi a una materia complessa, ma proprio per questo intrigante, come il segugismo lepraiolo.

La scelta del segugio

Il primo aspetto su cui intendo concentrarmi è l’importanza rivestita dalla scelta dell’ausiliare. Non mi riferisco necessariamente alla razza cui esso appartiene, anche se esistono molteplici varietà di segugi. Mi riferisco principalmente al fatto che un neofita è bene che si approcci al segugismo consapevole che non tutti i cani sono uguali in termini di potenzialità.

Proprio perché oggi il lavoro richiesto al segugio è particolarmente arduo, è cruciale rivolgersi a correnti di sangue di sicuro valore venatorio. Per il segugista alle prime armi forse la soluzione del cane esperto potrebbe essere un’ottima idea. In ogni caso anche se si decidesse di partire con un cucciolo è fondamentale comprendere che tutti i segugi hanno quattro zampe e una coda, ma solo alcuni hanno il potenziale necessario per potersi esprimere al meglio sul terreno.

Dedicare qualche attimo in più alla scelta del proprio futuro ausiliare e farsi eventualmente consigliare in tal senso da chi è più esperto, non è certo una perdita di tempo, ma un investimento cruciale per poterci permettere di partire col piede giusto.

Coerenza comportamentale

L’arte del canettiere, la capacità di saper condurre i cani, che magari in precedenza sono stati anche convenientemente addestrati, è un mestiere complesso. Lo si impara con gli anni e spesso si raggiungono livelli soddisfacenti solo se si dispone di una certa predisposizione.

Non esistono chissà quali grandi segreti per diventare dei validi addestratori. Ma uno di essi è senza dubbio rappresentato dalla coerenza comportamentale. Non attendiamoci che i nostri segugi si comportino in modo assai difforme da quelli che sono i nostri costumi venatori. Il segugio tende a cucirsi addosso un comportamento che è la perfetta trasposizione delle abitudini venatorie del suo canettiere.

Se il conduttore è uno sparatore dal grilletto facile, che raramente si sa trattenere se alla sua posta arriva una bella volpe anziché l’orecchiona, scordiamoci che il suo segugio sia un mostro di specializzazione. Allo stesso modo se il canettiere non si comporta in modo ferreo nell’impartire l’educazione di base a un giovane allievo, possiamo stare certi che saranno assai modeste le possibilità che esso da adulto si dimostri un cane maneggevole e ordinato.

Andare a recuperare i propri segugi ogni volta al termine della seguita, anziché educarli a un celere rientro, sarà sicuramente la strategia migliore per avere degli inguaribili tiratardi. Queste sono solo alcune delle considerazioni che mi spingono a invitare il giovane canettiere a meditare sempre sul fatto che a ogni sua azione corrisponde una reazione da parte del suo fedele ausiliare.

La conduzione sul terreno di caccia

La conduzione è un’attività sacra per il segugista. Non ci si improvvisa canettieri, ma occorre molta gavetta. Attenzione anche a non lasciarsi condizionare da alcuni comportamenti, altamente scorretti, che osserviamo ogni giorno in campagna, anche da parte di chi convive con i capelli bianchi già da qualche tempo.

Il bravo canettiere a caccia lo si nota poco. Si potrebbe costruire un parallelismo con l’arbitro di una partita di calcio. L’eccesso di interventismo, il protagonismo esasperato sono tutti sintomi di incapacità o modesta personalità. Allo stesso modo il bravo canettiere interverrà solo alla bisogna e in modo assai discreto. Il suo ascendente sui cani e la sua autorevolezza lo renderanno efficacissimo in quei pochi frangenti.

Essere canettieri di valore significa conoscere i propri cani e le attitudini di un segugio in genere. Sono inaccettabili i comportamenti di chi, ancora oggi, si circonda di segugi ma li impiega come fossero dei cani da cerca. Al tempo stesso appaiono del tutto controproducenti i modi di conduzione di quanti continuano a incitare ininterrottamente i propri cani invece di tacere, lasciando loro modo di concentrarsi a dovere.

Un segugio impegnato sul filo della lepre è infatti paragonabile a un alunno che sta cercando di risolvere una difficile equazione. Se voi vi trovaste al posto dello scolaro, preferireste avere il necessario silenzio e concentrazione dalla vostra oppure gradireste maggiormente ritrovarvi qualcuno dietro la schiena che continua a parlare, incitandovi a risolvere il problema?

Umiltà, capacità di osservazione e spirito critico

Specialmente se non si proviene da una famiglia di segugisti, è opportuno cercare di affacciarsi a questo mondo individuando qualche appassionato che si dimostri incline a volervi cedere un po’ del suo sapere e che sia universalmente riconosciuto sulla piazza come un buon conoscitore della materia.

Il giovane canettiere non potrà che armarsi di moltissima umiltà, dote indispensabile per provare a strappare da ogni appassionato una nozione utile alla causa. L’umiltà, inoltre, risulterà comunque fondamentale per non dare nulla per scontato, considerato che la pratica segugistica vive di poche certezze assolute e di molti aspetti che meritano continui approfondimenti.

La voglia di migliorarsi sempre, condita da un forte spirito critico, sarà fondamentale per alimentare la crescita nella preparazione di un aspirante canettiere. Un conduttore che si rispetti è senza dubbio un provetto investigatore. Deve infatti saper osservare e comprendere il comportamento della lepre, aspetto cruciale per poter poi leggere correttamente anche le contromisure messe in atto dai suoi cani.

Caccia alla lepre: occorre tenacia

I momenti negativi non tarderanno comunque ad arrivare. Le giornate in cui le soddisfazioni saranno poche o nulle sono da mettere in conto. Capitano a tutti, anche a chi è da anni che si cimenta con il segugio.

Se gli insuccessi e i fallimenti sono pronti a giocare un tranello a ogni appassionato, ciò che fa realmente la differenza è il modo con cui ogni singolo canettiere fronteggia questi eventi negativi. Per dimostrare di meritare realmente l’etichetta di segugista non ci si può limitare a possedere nel box qualche segugio di pura razza. Occorre dimostrare di averne apprese le qualità e le peculiarità che rendono questa famiglia di cani degli esseri unici.

Una di queste prerogative è rappresentata dalla tenacia. Raramente osserveremo un segugio, degno rappresentante del nome che porta, arrendersi alla prima difficoltà. Allo stesso modo il grande canettiere sarà quello capace di rialzarsi sempre e di non farsi scalfire nelle sue convinzioni dagli eventi avversi e dalle giornate negative in cui purtroppo capita spesso di incappare.

Amore per il segugio

Quello che è stato proposto è un elenco delle qualità e degli atteggiamenti che devono essere esibiti da un giovane appassionato per ambire a diventare un valido canettiere. Sicuramente non è esaustivo, ma una cosa è certa. Oggi più che mai chi intende cimentarsi in questa materia deve essere animato da un amore viscerale, puro e incondizionato per il cane da seguita.

Il segugio è il carburante che non solo alimenta ogni nostra uscita, ma incendia di passione la nostra vita venatoria. Amare il segugio significa rispettarne la tradizione e quindi esaltarne l’impiego, secondo le forme più classiche di espressione. Significa anteporre il suo ruolo al carniere nudo e crudo. Significa comprendere e fare proprio il concetto per cui la caccia alla lepre dura una manciata di settimane.

Ma canettieri lo si è a tempo pieno, per tutto l’anno. E se si è animati da questo sentimento, l’impegno ininterrotto non sarà di certo un peso, ma rappresenterà un caposaldo della nostra vita, venatoria e non solo.

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