Caccia alla beccaccia: usiamo sempre il buonsenso

caccia alla beccaccia

Da quando la caccia alla beccaccia è diventata così di moda, se ne parla moltissimo. È oggi così popolare per mille motivi, ma credo che una della cause principali sia la forte diminuzione di altra selvaggina non allevata. Nella caccia tipica alla alpina, tranne in rarissime eccezioni che per altro non conosco, i selvatici prelevabili sono pochissimi e di conseguenza anche le giornate di caccia sono ormai risibili. I territori adatti alla caccia al beccaccino, anche a causa dei cambiamenti climatici, ma soprattutto grazie ai moderni macchinari che permettono di lavorare le risaie prestissimo, si sono ridotti moltissimo. Le quaglie nell’Italia del nord è da quarant’anni che non si cacciano nei periodi giusti, perché il calendario è fortemente vessatorio. Le starne le abbiamo finite; l’agricoltura intensiva ed estensiva ha aiutato il “piombo” a estinguerle. I fagiani si riproducono sempre meno e quelli allevati non li considero nemmeno. I cotorni sono per “pochi intimi”. La beccaccia è diventata di moda per forza di cose!

Su questo magnifico selvatico se ne leggono di ogni. Ne vengono uccise molte all’aspetto; ne vengono uccise troppe all’estero; ne uccidono troppe i tordaioli; le sparano i cinghialai; non ci sono più i pascoli di una volta e non si fermano più; non ci sono più le quattro stagioni e quando i migratori arrivano, se ne vanno subito; si dovrebbe fare una licenza solo per cacciare la beccaccia; bisogna limitare ulteriormente i prelievi giornalieri… L’elenco potrebbe essere ancora lungo.

Leggo che in Italia ne vengono uccise un milione e in Francia un milione e mezzo. Numeri importanti. Sarà vero? I “numeri” fatti all’estero, e intendo dove si recano i cacciatori italiani, sono infinitamente inferiori pur con territori infinitamente più vasti dei nostri e tenendo conto che i cacciatori locali in quei Paesi non la cacciano. Quasi nessuno lo fa. In Italia molti Parchi si sono aggiunti a quelli che c’erano e naturalmente sono stati creati nei luoghi migliori di passo. Moltissimi cacciatori italiani hanno virato sulla caccia a palla. I cinghialai sono aumentati moltissimo. Una volta non esistevano quasi. Abbiamo i cacciatori di selezione, anche questa una bella novità. I lepraioli per fortuna resistono e anche le lepri, mi pare.

C’è proprio la necessità di ridurre i prelievi di beccacce? Io non lo so, ma se fosse, come fare? Il controllo del rispetto delle regole è modestissimo. Quando leggo che “tutti fanno l’aspetto (che è vietato dalla legge) anche quelli che hanno i cani da ferma in macchina”, ho già detto tutto. I controlli evidentemente sono quasi inesistenti e quei cacciatori non saprei come apostrofarli. Ora poi ci sono mezzi elettrici o elettronici che ti fanno trovare un cane in ferma anche a un chilometro con assoluta precisione e in silenzio. Vietarli potrebbe ridurre e di molto i prelievi. Io uso il beeper da molti anni e sono assolutamente sicuro che se negli ultimi trent’anni avessi messo al collo solo il campano come facevamo un tempo, avrei preso un terzo delle beccacce che ho messo nella cacciatora, forse meno. Poi certi cani “moderni”, di tutte le razze, senza un aggeggio elettronico non sapremmo dove andarli a cercare! Allora è questo il modo? Mettere un nuovo divieto? Ma come, mi dicono, adesso ci sono i lupi, mettere il Gps al collo del cane è una sicurezza per il cane stesso!

Cari amici, c’è solo una soluzione e dobbiamo mettercelo in testa tutti: le regole di buonsenso devono vivere dentro di noi. Siamo gli unici veri controllori di ciò che facciamo. Se su questo fossimo tutti d’accordo, potremmo mettere solo un limite stagionale serio. Un cacciatore potrebbe cacciare col beeper, col Gps, col campano, senza nulla, sapendo che, una volta raggiunto il numero di abbattimenti previsto dalla legge, ha finito di sparare alle beccacce, ma può continuare a cercarle coi propri cani. Che ci voglia così tanto a seguire una sola regola? Se non cresciamo noi cacciatori col cane da ferma, come sono cresciuti molti cacciatori a palla, siamo destinati ad affrontare anni di rimpianti, ma soprattutto lo dovranno fare i pochi giovani che si appassionano al “nostro mondo”. Frequento le manifestazioni fieristiche dedicate alla caccia e non ho perso la speranza di vedere ancora dei giovani, uomini e donne, che si fanno coinvolgere da questa antica, meravigliosa e tumultuosa voglia di camminare dietro alla coda di un cane per i boschi. Dipende “soltanto” da noi.