Caccia agli ungulati: Accademia veneta dice no alla caccia con i segugi

Caccia agli ungulati Accademia veneta dice no alla caccia con i segugi
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Caccia agli ungulati con i segugi: Accademia veneta e Uncza Verona dicono no.

In merito a quanto contenuto nel calendario venatorio veneto sulla caccia agli ungulati con i segugi, Michelangelo Federici di Gorzone, responsabile dell’Accademia veneta di gestione faunistica, presidente dell’Associazione provinciale esperti accompagnatori Verona e portavoce del Coordinamento regionale veneto per la gestione faunistica, e Mario Temellin, responsabile del circolo Uncza Verona, dicono no e hanno firmato, anche a nome di tutti i docenti e gli esperti di Accademia veneta, una lettera aperta inviata alla stampa locale.

Nel comunicato argomentano con forza la loro opposizione a quanto inserito nel calendario venatorio Regione Veneto 2022/2023 in merito alla caccia agli ungulati. Nello specifico, nell’allegato B punto 3 è indicata la possibilità, previo parere positivo di Ispra, di cacciare gli ungulati «in forma non selettiva (caccia tradizionale) e l’eventuale utilizzo del cane segugio».

Caccia agli ungulati: no al segugio

«Non sappiamo chi abbia inserito o consentito di inserire tale indicazione nel calendario venatorio» si legge nel comunicato stampa «ma essa, oltre a essere in contrasto con il parere Ispra e con alcune indicazioni contenute nella legge 157/92, corrisponde al più assoluto analfabetismo venatorio.

«Questo tipo di caccia avviene nel seguente modo. Nelle zone abitate da ungulati si sguinzagliano i cani da seguita che, una volta raggiunto l’animale, lo forzano e lo inseguono abbaiando (anche per lungo tempo) fintanto che il selvatico giunge ove sono appostati i cacciatori che quindi sparano al selvatico in corsa disperata, talora esausto, talora semi-nascosto dalla vegetazione. A tutti, cacciatori e non, lasciamo il giudizio su interventi venatori di questo tipo».

Così dicono legge e scienza

La legge nazionale Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, la numero 157 del 1992 appunto, vieta esplicitamente la caccia con il segugio al camoscio (articolo 21, punto 1, lettere ff).

Inoltre, nel tempo le indicazioni dei tecnici e degli zoologi, nonché dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in materia di caccia agli ungulati poligastrici sono state orientate nella quasi totalità alla severa bocciatura della caccia a cervi, daini, mufloni e caprioli in forma non selettiva e con l’ausilio dei cani da seguita.

Le motivazioni sono molte e pienamente accolte e condivise dalla stragrande maggioranza dei cacciatori di selezione. «Diamo comunque alcune indicazioni» scrivono Federici di Gorzone e Temellin. «Impossibilità di distinguere età e, spesso, sesso degli animali, facilità di inutili ferimenti con sofferenze inaccettabili per gli animali, inutilizzabilità delle carni troppo invase da acido sarcolattico dovuto all’enorme stress e alla fatica della fuga. Sottolineiamo un argomento: lo stress. È stato ampiamente dimostrato, anche da illustri studiosi, che il capriolo, ad esempio, dopo un lungo inseguimento da parte dei segugi, subisce uno stress tale che può portarlo spesso anche alla morte. Inutile sottolineare, in ultimo, il grande disturbo causato nell’ambiente da tali battute, ammissibili, forse, per il solo cinghiale che deve essere drasticamente contenuto».

Ci sono tradizioni e tradizioni

In ultimo, Federici di Gorzone e Tamellin portano all’attenzione di tutti una riflessione sulla definizione di cacce tradizionali che «non significa nulla per molti motivi. Fino a quarant’anni fa, nelle nostre Prealpi venete, ungulati non ve ne erano o erano presenti in numero irrilevante in zone limitatissime. Non si vede, pertanto, come la caccia con cani da seguita agli ungulati potesse essere caccia tradizionale come era certamente quella alla lepre. Ma anche se lo fosse davvero stata, è più che ovvio che certe tradizioni possiamo accettarle e altre no. Era tradizionale anche la caccia ai piccoli uccelli con il vischio e con l’uso di trappole e archetti, cacce che oggi fanno orrore per la loro crudeltà; così come è crudelissimo un lungo inseguimento con i cani per un capriolo.

«Ora gli ungulati sono presenti in molte aree e sono in costante aumento, non solo per le condizioni ambientali a loro più favorevoli, ma anche per una oculata e responsabile caccia di selezione che prevede censimenti, rigorosi piani di prelievo eccetera. Una caccia irresponsabile come quella agli ungulati con i segugi rischia di danneggiare gravemente, in tempi brevi, il lavoro fatto in molti anni».

Al momento Accademia Veneta, pur avendo scritto all’assessore alla Caccia e agli uffici di competenza, e anche a molti consiglieri regionali, esponendo la questione, non ha avuto risposta.

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