Bioammo Lux lead calibro 12: il test

Bioammo Lux lead calibro 12 il test

La Bioammo Lux lead calibro 12 è completamente plastic-free: borra, buscione e tubo del bossolo sono realizzati con polimeri biodegradabili di origine naturale.

Annunciate come una delle più interessanti novità del salone Iwa della scorsa primavera, grazie all’importatore Paganini di Torino sono finalmente disponibili anche in Italia. Stiamo parlando delle cartucce a pallini proposte dall’azienda spagnola Bioammo, nuovo player del mercato che ha applicato le sue conoscenze nel campo delle materie plastiche al mondo delle munizioni, realizzando le prime cartucce costruite interamente con materiali biodegradabili.

Linee Bioammo

Le linee proposte da Bioammo sono la Lux lead, con carica in piombo e in calibro 12 e 20, la Lux steel, con carica in acciaio e solo in calibro 12, e, infine, la Blue, disponibile soltanto in calibro 12 e caratterizzata da un caricamento con pallini realizzati con una particolare lega priva sia di piombo sia di acciaio.

Al momento Paganini distribuisce in Italia solamente la versione con carica in piombo in calibro 12, declinata in tre caricamenti, rispettivamente con 32, 34 e 36 grammi di piombo. Abbiamo messo alla prova la più leggera eseguendo prove di rosata, rilevazioni al banco di prova e portandole a caccia durante la passata stagione venatoria.

Svolta green

Il tema del “bio” è sempre più dibattuto, complice la svolta green che sta riguardando le politiche internazionali e che, volenti o nolenti, sta toccando anche il mondo delle armi e della caccia. Anche le aziende di munizioni, quindi, stanno lavorando in diverse direzioni per trovare alternative plastic-free per la realizzazione delle cartucce da caccia, in particolare per quelle dotate di borra contenitore.

Nonostante questo, però, tra i cacciatori c’è ancora grande confusione rispetto alle normative e, soprattutto, riguardo alla terminologia associata a questo tema. Innanzitutto l’impiego di munizioni plastic free non è ancora obbligatorio, anche se la lotta all’impiego delle plastiche monouso non degradabili fa presagire che, ben presto, il divieto toccherà anche il nostro settore.

Biodegradabile e bioplastica

I termini “biodegradabile” e “bioplastica” hanno significati ben diversi. Una bioplastica è un materiale polimerico realizzato esclusivamente a partire da materie prime naturali, mentre un oggetto biodegradabile è realizzato con un materiale che, disperso nell’ambiente, si degrada scomparendo in un determinato lasso di tempo. I due concetti non sono necessariamente collegati e non è scontato che una bioplastica sia biodegradabile, così come esistono plastiche “non bio”, ossia realizzate a partire da idrocarburi, che sono invece biodegradabili.

Capitolo a parte, invece, per quanto riguarda le cosiddette certificazioni di conformità ambientale, come, per esempio, quelle rilasciate da Tuv Austria, che certifica varie forme di biodegradabilità. I parametri per ottenere questo tipo di certificazione, tuttavia, sono stati messi a punto principalmente per i cosiddetti sacchetti monouso e, quindi, riguardano oggetti con spessori minimi, ben inferiori a quelli necessari per una borra o per un bossolo. Nessuna delle munizioni bio in commercio, quindi, può vantare una certificazione ufficiale di biodegradabilità, benché le aziende produttrici garantiscano comunque una degradazione totale del prodotto sul terreno.

Bioammo Lux lead: totalmente plastic-free

Il progetto di Bioammo prevede l’utilizzo del Pla (acido polilattico), una bioplastica biodegradabile, per la realizzazione della borra e del tubo del bossolo. Il brevetto, depositato in oltre quaranta Paesi, prevede l’utilizzo di Pla e di un “polimero biodegradabile elastomerico”, oltre a una percentuale massima del 70% di un “filler minerale”.

La borra utilizzata per la Lux lead da 32 grammi è dotata di un contenitore con quattro alette pretagliate nella parte inferiore, ma unite in quella superiore. Il materiale risulta piuttosto elastico e abbiamo riscontrato una buona apertura delle alette sulle borre raccolte dopo lo sparo.

Il bossolo, di colore nero, è realizzato con il medesimo materiale e risulta piuttosto rigido al tatto. I fondelli, tipo tre con altezza di 15 millimetri, sono realizzati in lamierino ottonato, mentre la chiusura è di tipo stellare, a sei pliche. Le stampe a freddo sul tubo del bossolo sono color oro e riportano grammatura, dimensione dei pallini, altezza della cartuccia e marchio del produttore, oltre al logo “0% plastic”.

Le cartucce cariche hanno un’altezza complessiva di 58,5 millimetri, mentre i bossoli con orlo svolto hanno un’altezza di 69 millimetri e, quindi, la cartuccia può essere utilizzata in tutte le armi con cameratura di 70 millimetri o superiore. La carica è di 32 grammi di piombo temperato e selezionato al 2% di antimonio, nel nostro caso con pallini dell’8, ma disponibile anche con pallini del 4, 5, 6, 7, 9 e 10. La polvere utilizzata è la monobasica Vectan A1, con dosaggio medio di 1,50 grammi. L’innesco utilizzato, invece, è il potente 688 di Nobel sport Italia.

Al banco

Dopo aver smontato alcune Bioammo Lux lead per identificare i componenti utilizzati e verificare i dosaggi, abbiamo sottoposto le Bioammo a un test sul banco di prova Stas Bates, per rilevare i dati medi di velocità e pressione.

I test sono stati effettuati con temperatura ambientale di 8 °C e umidità relativa del 70%, rilevando la velocità a 2,5 metri dalla volata e con canna cilindrica. Per il test abbiamo utilizzato dieci cartucce per ogni tipo, rilevando velocità media, pressione media e deviazione standard. Per la 32 grammi la V2,5 è pari a 375 m/s (dichiarata 395 m/s), con pressione di 561 bar e Sd di 6.8.

I risultati alla placca e a caccia

Abbiamo, in seguito, eseguito alcune prove in placca, per valutare la distribuzione delle rosate. Abbiamo impiegato un fucile semiautomatico con canna lunga 660 millimetri e strozzatore *** Modified, sparando alle distanze di 20 e 30 metri. Trattandosi di una cartuccia con borra contenitore, infatti, abbiamo scelto distanze diverse da quelle tipiche di un tiro di prima canna, valutando più che altro l’efficacia su un possibile recupero di seconda canna.

La rosata del diametro di 750 millimetri contava 366 pallini (82% del totale) a 20 metri e 305 pallini (69% del totale) a 30 metri, con centri di rosata di 350 millimetri rispettivamente composti da 208 (57% di quelli a segno) e 152 pallini (50% di quelli a segno). Da un’analisi dei risultati, quindi, le cartucce si sono dimostrate molto performanti sia a 20 sia a 30 metri. Non abbiamo registrato, comunque, vuoti tali da far pensare che un selvatico possa passare illeso attraverso lo sciame e la distribuzione è risultata omogenea, con una concentrazione importante, ma non eccessiva.

Abbiamo impiegato le cartucce anche in una serie di uscite di caccia, insidiando soprattutto fagiani e pernici con l’ausilio del cane da ferma. I tiri, quindi sono stati effettuati tutti a distanze contenute, sotto ferma del cane, con esito decisamente positivo. Gli abbattimenti sono stati netti e immediati, senza ferimenti, indice di una buona lesività sul selvatico. Il rapporto qualità/prezzo, comunque, risulta piuttosto interessante, con prezzi al pubblico paragonabili a quelli delle cartucce con borra in plastica tradizionale.

L’articolo completo, qui riportato parzialmente, è stato pubblicato sulla rivista Beccacce che Passione numero 3 2023. Se te lo sei perso, puoi acquistare in numero a questo link. E in edicola ti aspetta il nuovo numero di Beccacce che Passione (4 2023). Seguici anche sulla nostra pagina Facebook.