Beretta 687 Silver Pigeon III, il test in anteprima

Beretta 687 Silver Pigeon III

In anteprima assoluta, Caccia Magazine presenta il Beretta 687 Silver Pigeon III, un fucile iconico che racchiude il dna dell’azienda valtrumplina. È l’ulteriore evoluzione di un sovrapposto che ha fatto la storia armiera.

Cosa rappresenta il sovrapposto nella storia dei fucili da caccia di Beretta? È un po’ come parlare di alcuni oggetti iconici, che non tramontano mai, che hanno visto passare innumerevoli primavere senza che il tempo li abbia intaccati nel fascino, nella personalità e nella resa. Sono pochi, selezionati oggetti, che hanno fatto la storia e che sono parte della storia, nei rispettivi campi di appartenenza. Per tornare a bomba, il sovrapposto di Beretta è praticamente immutato da svariati anni, avendo conquistato la giusta e meritata fama di prodotto affidabile e duraturo, nonché eccellente dal punto di vista della performance balistica, requisito che non può mai essere dimenticato sul campo di caccia o in un campo di tiro.

Tuttavia anche questi oggetti iconici corrono un rischio, che è quello di sedersi sugli allori, confidando in una durata illimitata delle glorie acquisite; bene, per Beretta non è così, visto che siamo a presentare l’ultimissima versione del suo sovrapposto, il 687 Silver Pigeon III. Gli appassionati che non hanno goduto della bella presentazione mondiale on-line di fine agosto avranno subitamente drizzato le orecchie; il nome è di quelli che sono ampiamente conosciuti e, quindi, la curiosità del vedere e provare il fucile è certamente elevata. Cercheremo di accontentarvi, dal momento che ci siamo precipitati sul campo di tiro per darvi una golosa anticipazione delle sue caratteristiche. Pronti? Partiamo!

Primo contatto, la bascula del Beretta 687 Silver Pigeon III

Beretta, inconfondibilmente Beretta. Se c’è un fucile che ha il dna Beretta al 100%, questi è il sovrapposto Beretta. Vale quindi per il 687 Siver Pigeon III, che aggiunge alcune, determinanti, migliorie a una base solidissima. Siamo nel 2020, in un mondo che risulta ampiamente indirizzato verso il digitale e verso la ricerca di un aspetto estetico che possa colpire, far parlare di sé: magari senza arroganza, ma con la sicurezza di chi può permetterselo.

È il caso del 687 Silver Pigeon III, la cui bascula in robusto acciaio è adornata con una raffinata incisione eseguita tramite il laser a cinque assi che – da qualche tempo – viene utilizzato sui modelli dell’azienda. La particolarità di suddetta tecnica risiede nella capacità di “continuare” senza stacchi l’incisione anche sulle superfici curve, aumentando il livello di dettaglio. I puristi possono sempre obiettare che un conto è l’incisione manuale, un altro è l’incisione comunque eseguita tramite laser; vero, ma non bisogna neppure dimenticare la fascia di prezzo in cui il fucile verrà proposto, ossia una cifra in grado di intercettare la (quasi) totalità degli appassionati.

Sul lato sinistro di bascula possiamo osservare una scena di caccia sulla mezza cartella delimitata da una linea curva, nello specifico una starna (maschio) in volo su ambiente boschivo. Poco più avanti, al termine del bordino laterale con funzioni estetiche, riscontriamo un’incisione floreale piuttosto elaborata, con volute, foglie e particolari che riempiono tutta la superficie nichelata. Il nome “BERETTA” compare anteriormente alla spallina trapezoidale.

Il lato destro ricalca quanto descritto, ma con una scena di caccia in cui la selvaggina raffigurata è un fagiano che si libra in volo. I perni cerniera sono incisi. Il petto di bascula non è da meno, con gli stessi motivi floreali/ornamentali descritti in precedenza, interrotti a circa metà da una fascia chiara su cui risalta il nome del modello (687 SP III), seguita immediatamente sotto dal simbolo aziendale Beretta, il cerchio con le frecce dirette verso l’alto (o, in questo caso, verso le canne).

Beretta 687 Silver Pigeon III

Dettagli

Molto classico il ponticello, un bell’ovale (inciso nella faccia ventrale) che alberga il monogrilletto selettivo di cui il 687 Silver Pigeon III è dotato. Quest’ultimo è dorato e ben conformato; da verificare la resistenza della doratura dopo qualche stagione di caccia. Il tutto è fissato sul petto di bascula con la classica vite (e contro vite dorata di fermo), tipica della produzione Beretta. La codetta di bascula ospita, come di consueto, il cursore della sicura che incorpora il selettore di canna; Beretta ha mantenuto (e ne sono felice) l’impostazione che già da qualche anno contraddistingue i suoi sovrapposti, ossia un comando esemplare per funzionalità e dimensioni.

Funzionalità grazie ad ampie godronature per entrambi i comandi (trasversale quella del selettore di canna) e dimensioni perché, pur essendo piccolo nel suo complesso, si aziona davvero bene. Non mancano i puntini rossi che identificano quale sarà la canna che spara per prima; non è un dettaglio che fa la differenza al tiro nella stragrande maggioranza delle occasioni (secondo la mia modesta opinione) ma, certamente, va lodato il produttore che lo rende disponibile. Volendo, si può disporre della sicura automatica.

Passando alla chiave di apertura, essa presenta un’incisione a tema già descritta su tutto il corpo, mentre la parte finale (palmetta) rimane tirata lucida e presenta un accenno di zigrinatura (una serie di piccole linee parallele fra loro) soltanto nella parte apicale di sinistra. Moderno e funzionale. Il numero di matricola appare quando si apre il fucile.

Condivisibile la scelta di lasciare tutta la minuteria nello stesso colore della bascula, mentre non mi è piaciuta moltissimo la scelta adottata per il battifondo sulle conchiglie; permangono dei motivi floreali e geometrici, ma avrei preferito una puntinatura più classica, meno elaborata. Visto dall’alto (o dal basso), il Beretta 687 Silver Pigeon III appare basso di bascula, prerogativa dei fucili Beretta, ma anche molto stretto negli ingombri laterali. Apprezzabile l’incassatura e – in generale – tutti gli accoppiamenti fra il legno e il metallo.

Beretta 687 Silver Pigeon III

La calciatura

È stata oggetto di un upgrade; siamo infatti in presenza di un calcio di noce di grado 2,5 (attribuzione Beretta) finito con una vernice lucida innovativa che preserva il fucile dal contatto con la pioggia e l’umidità, oltre a esaltare la venatura lignea presente. Un vestito comunque importante per un’arma su cui Beretta punta notevolmente; il calciolo è l’eccellente MicroCore da 20 mm, sul quale sono già state spese diverse parole di apprezzamento e che sembra un degno compagno di viaggio del 687 Silver Pigeon III.

L’astina del fucile in prova è del tipo tondo (ma può essere scelta anche a becco d’oca) e offre un buon sostegno alla mano debole. L’impugnatura è a pistola e consente una salda presa alla mano. Non avrei visto male una coccia metallica o anche una versione con calcio all’inglese su questo modello, ma ci limitiamo a suggerirlo.

La piega è disponibile in 35/55 o 38/60 (anche per versione B-Fast) e il calcio è presente pure nella versione mancina; la Lop è di 375 mm con il calciolo in dotazione. La lunghezza totale dell’arma è di 1,16 metri. Bello e diverso lo zigrino; è laserato sul legno, di foggia non consueta e la sensazione che si prova appoggiandovi il palmo della mano è… positiva. Allo sparo, quantunque ripetuto e reiterato, tale impressione è stata ampiamente confermata. Lo sgancio dell’astina è affidato a un comando ad auget; la finitura è la stessa del resto della minuteria, è presente un’incisione su tutta la superficie e l’azionamento risulta agevole, grazie a una leva di adeguata lunghezza.

Canne e meccanica

Era ampiamente prevedibile che la tecnologia Steelium fosse presente in un’arma che vuole essere protagonista del terzo decennio del millennio; per chi non fosse avvezzo con tale terminologia, ricordiamo come Steelium significa acciaio trilegato Beretta (acciaio proprietario), martellatura a freddo, foratura profonda e distensione sottovuoto dei tubi. La lunghezza delle canne dell’esemplare in prova era di 71 cm (si può scegliere anche la misura di 67, 76 o 81 cm); i tubi sono cromati internamente, camerati magnum (76 mm), bancati con il giglio di Francia (Steel Shot) e sono denominati Optima Bore Hp.

La foratura in anima per il calibro 12 si attesta a 18,6 mm ed è presente un doppio cono di raccordo da 80 mm, studiato per offrire le geometrie migliori nel condurre lo sciame dei pallini, diminuendo nel contempo il rinculo. Le canne si completano con gli strozzatori Optima Choke Hp da 50 mm di lunghezza (il calibro .410 adotta i Mobil Choke della stessa lunghezza), offerti nella classica cinquina (1-5 stelle), in grado di accontentare tutti i cacciatori nelle loro forme di caccia.

La chiave? Ahimè, è sempre quella – di aspetto un poco misero – che equipaggia gran parte della produzione berettiana. Niente da fare; mi farò promotore di una petizione popolare per chiedere una chiave in metallo, che l’arma meriterebbe. La bindella superiore, da 6×6 mm, è ventilata a ponticelli larghi (ne abbiamo contati soltanto sei sull’esemplare in prova, dal momento che la parte iniziale è… piena), è rabescata anti riflesso e termina con un mirino sferico in ottone, molto classico.

Acciaio

Le canne presentano dei bindellini laterali pieni; sulla canna superiore, a destra, leggiamo la scritta “Excelsior-HSA Steel”, che significa “High Strenght Alloy” (lega di acciaio ad alta resistenza). Dal punto di vista meccanico andiamo sul sicuro: le canne sono saldate al monobloc (ed è visibile il cordoncino di saldatura), la chiusura avviene tramite le iconiche spalline trapezoidali (brunite, a contrasto di colore con la bascula nichelata) e spine tronco-coniche a recupero automatico del gioco (usura).

Icani sono montati su molle cinetiche a spirale, i denti di caricamento dei cani sono presenti sulla croce dell’astina (ed agiscono sui puntoni cilindrici di armamento posizionati sul fondo della bascula “a culla”), l’espulsione è automatica. Sembra una descrizione banale o scontata, ma è il concetto stesso dell’essere sovrapposto Beretta; il tutto si basa sull’impostazione costantemente aggiornata che fu alla base del successo della serie 680, oltre trent’anni fa (1978, per la precisione). Fatti, non parole.

La prova di tiro

Appuntamento in un pomeriggio di fine agosto presso il campo di tiro di San Fruttuoso (Castel Goffredo, Mn), dove ci siamo impegnati nelle riprese video/fotografiche, nonché nel reiterato test a fuoco sul percorso di Sporting. Accanto a me Marta Belleri (junior brand manager Beretta), Aldo Lovazzani (assistenza tiro in Beretta) e Ricardo Olivieri (product manager), il “papà” del fucile, con i quali mi sono alternato in pedana nella prova. Il tempo di fare due imbracciate in bianco e pronti, via! Si chiama il piattello laterale e bam! In fumo.

Ricarico (cartucce Fiocchi Tt Two da 28 grammi di piombo numero 7 e ½) e chiamo il piattello lepre che si sgancia saltellando sul prato. Bam! In fumo. Beh, non vi voglio tediare, anche perché qualche “zero” lo abbiamo pure fatto, ma la sensazione è… una non sensazione. Nel senso che non ho fatto alcuna fatica a imbracciare e sparare. È come se avessi sparato lungamente con quest’arma per poi ritrovarla in rastrelliera pronta per le varie serie di piattelli, a conferma di quel positivo family feeling che coinvolge chi spara con un sovrapposto Beretta.

Le impressioni

Ampio l’angolo di apertura del basculante, cosa che agevola l’introduzione e l’estrazione delle cartucce nelle camere di scoppio; corretto lo sforzo necessario per aprire il fucile; potente e senza incertezze sia l’estrazione sia l’espulsione automatica. Molto buona la percussione, che appare centrata sull’innesco, così come lo sgancio del grilletto, senza impunture o grattamenti nella prima e nella seconda canna.

Rinculo pari a zero o quasi (complice la scarsa grammatura delle cartucce utilizzate), ma il calciolo MicroCore da 20 mm (in prova avevamo addirittura quello basso da 15 mm) è una garanzia anche con grammature più robuste. Fucilata “portata” sul bersaglio con un’ottima balistica terminale; in prova avevamo installato gli strozzatori tre e una stella, cambiando in corso d’opera l’accoppiata con un quattro/due stelle. Molto, molto bene.

Rilevamento dell’arma ben bilanciato dall’equilibrio complessivo del fucile, cosa che consente un buon recupero di seconda canna sul selvatico. Il peso non è leggerissimo (non avevamo la bilancia dietro, ma potremmo quasi giurare sui 3,300 kg nel calibro 12 in prova), ma attenzione: la grammatura è davvero ben distribuita, al punto che vi sembra di tenere in mano un’arma più leggera di quello che è in effetti. E poi, io ho felicemente cacciato all’estero una vita con un 686 ancora più pesante di questo, e sono sempre vivo…Vi serve altro per decidervi se stavate pensando a un sovrapposto Beretta?

Tiriamo le somme

Per quanto riguarda il prezzo, esso è stato stabilito in 2.399 euro. A salire per eventuali modifiche. La dotazione prevede una valigetta personalizzata in polipropilene idonea al trasporto aereo, il set di strozzatori con chiave, il flacone di olio Beretta, le magliette porta cinghie da montare, il libretto di uso e manutenzione e la garanzia di tre anni.

Con questa cifra entrate in possesso di una parte di storia; a voi la scelta se optare per il modello caccia, declinato nei calibri 12, 20, 28 e .410 o per il modello Sporting (calibro 12 o 20); se scegliere le canne da 67, 71, 76 o 81 cm di lunghezza, se optare per la versione con calcio Vittoria (35/45/55 dx e B-Fast, anche per lo Sporting) eccetera. Numerose versioni sono già disponibili (come il calibro 12 oggetto della prova), altre lo saranno entro Natale, una buona occasione per un regalo da farsi o da… suggerire!

Alla ricerca del “colpo perfetto”

Beretta ha impostato il lancio del 687 Silver Pigeon III con lo slogan del “colpo perfetto”, o “perfect shot” se rivolto al mondo anglosassone. Come si arriva al colpo perfetto? Con un sapiente mix di qualità tecniche dell’arma, unitamente alle proprietà del tiratore; è ovvio come le due cose non siano imprescindibili l’una dall’altra, ma è altrettanto indubbio che – quando l’arma ispira confidenza e sicurezza – aumenta parallelamente la sicurezza del tiratore.

Con il 687 Silver Pigeon III il cacciatore sa che può contare su un prodotto affidabile, robusto, sicuro nel funzionamento; un’arma che ha saputo e saprà farsi valere nei contesti venatori di tutto il mondo senza particolari affanni. Poi, come sempre, sarà il gusto personale a decidere sulla scelta, insieme a considerazioni varie quali le finiture, il nome blasonato, la balistica, il peso e – perché no – il passaparola. Sta di fatto che il fucile c’è e rappresenta un ulteriore passo avanti nell’epopea di un modello che sembra un highlander, un invincibile.

Beretta 687 Silver Pigeon III
Gli appassionati a fine agosto hanno potuto assistere alla presentazione mondiale on-line del nuovo Beretta 687 Silver Pigeon III

Beretta 687 Silver Pigeon III: la scheda tecnica

Produttore: Beretta
Modello:687 Silver Pigeon III
Tipo: fucile sovrapposto
Chiusuraa “orecchioni” con spalline trapezoidali e spine tronco-coniche
Calibro: 12/76
Lunghezza canne: 710 mm (disponibili anche da 670, 760 e 810 mm)
StrozzatoriOptima Choke Hp(cinque in dotazione)
Grilletto: monogrilletto selettivo dorato
Sicura: a slitta sulla coda di basca, con selettore
Calciatura: noce europeo selezionato, grado 2,5
Finitura: vernice lucida
Peso: circa 3.300 grammi
Prezzo: 2.399 euro
Sito produttore: www.beretta.com

La gallery fotografica del Beretta 687 Silver Pigeon III

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