Il Senato ha approvato in prima lettura la legge di bilancio 2026, che abolisce il divieto di lucro per le aziende faunistico-venatorie.
Siamo a metà, ma la metà difficile è quella passata: ci s’attende che la Camera voti rapida la legge di bilancio (c’è tempo giusto una settimana, in mezzo Natale, Santo Stefano, un sabato e una domenica), e soprattutto che non tocchi neppure l’intestazione di un capoverso, scelta che costringerebbe a una terza lettura parlamentare e dunque all’esercizio provvisorio, per evitare il quale il governo ricorrerà di nuovo alla fiducia; pertanto dopo l’approvazione del Senato (ampia la maggioranza, 113 favorevoli e 70 contrari) s’avvicina la fine del divieto di lucro per le aziende faunistico-venatorie, che è lecito attendersi che dal 1° gennaio potranno assumere la forma d’impresa.
Così al comma 788, che interviene sulla 157/92, recita l’unico articolo del maxiemendamento con cui il governo ha riscritto la manovra finanziaria dopo il passaggio in commissione: le Regioni, si legge, potranno «autorizzare, regolamentandola, l’istituzione di aziende faunistico-venatorie organizzate in forma d’impresa individuale o collettiva, soggette a tassa di concessione regionale», nelle quali saranno obbligatori «programmi di conservazione e di ripristino ambientale» finalizzati al miglioramento degli habitat e della biodiversità. Si potrà andare a caccia «nelle forme e nei tempi» che prevede il calendario venatorio regionale.
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