Ai capigruppo di tutte le forze politiche la Federcaccia ha proposto una modifica del codice penale, con la quale punire l’incitamento all’odio nei confronti di singoli o di categorie come i cacciatori.
Ritiene «non accettabile» che la libertà d’espressione «sfoci in manifestazioni di disprezzo e di odio» nei confronti di singoli o categorie come – ma non è l’unico caso – i cacciatori, «oggetto di critiche feroci», e che sui social si possano ancora scrivere «commenti aberranti» o «messaggi d’esultanza in occasione d’incidenti e disgrazie»: pertanto, affidandosi al presidente nazionale Massimo Buconi, la Federcaccia s’è rivolta ai capigruppo di tutte le forze parlamentari, ai quali ha sottoposto un ddl di modifica del codice penale (a quanto s’apprende si compone di due emendamenti; li ha predisposti l’ufficio studi giuridici e legislativi) finalizzato a inasprire le pene e dunque a contrastare «in modo concreto ed efficace queste espressioni di prevaricazione e persecuzione».
Sul tavolo c’è soprattutto l’esigenza di limitare i messaggi d’odio diffusi via social network: oggi se manca un riferimento esplicito a una persona chiaramente identificabile è difficile, nota Buconi, che la magistratura veda configurarsi il reato di calunnia o di diffamazione.
Per la Federcaccia certi comportamenti non sono più soltanto «colorite manifestazioni di dissenso», ma «frutto di un clima d’odio» che a loro volta «contribuiscono ad alimentare e ad accrescere», provocando «pesanti risvolti sociali»: le manifestazioni d’intolleranza rischiano di gonfiarsi in modo tale «da mettere a repentaglio l’ordine pubblico».
Due possibili criticità
In attesa di conoscere la formulazione precisa del testo, nella proposta s’intravedono due possibili criticità: la prima è il rischio d’entrare in conflitto con la libertà d’espressione, valore costituzionale, che o è assoluta, e s’estende non solo alle cose che non ci piacciono, ma anche a quelle orribili o disgustose, o non è (e, quantomeno in via teorica, la legge già punisce ciò che fuoriesce dal perimetro perché diffama, calunnia, minaccia); la seconda è legata alla consapevolezza di quant’è faticoso intervenire sulla società servendosi soltanto del bastone del codice penale.
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