Tra gli emendamenti con cui i gruppi parlamentari intendono modificare il ddl di riforma della legge 157/92, quella che regola la caccia e la gestione della fauna in Italia, ce ne sono alcuni rivendicati da Agrivenatoria biodiversitalia e Coldiretti.
Ai gruppi parlamentari Agrivenatoria biodiversitalia, l’associazione dei riservisti, e Coldiretti avevano proposto una serie di modifiche dell’impianto del ddl che riforma la legge 157/92; alcuni degli emendamenti (2.084 quelli totali, pesa l’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle) formulati da Fratelli d’Italia e soprattutto dalla Lega ne hanno raccolto lo spirito.
Di uno c’era già stato modo di parlare grazie alla segnalazione dell’Acma, che aveva sottolineato che sarebbe tragico escludere il demanio marittimo dalla programmazione venatoria; d’interesse concreto per i cacciatori ce ne sono altri due, quelli che propongono di uniformare il titolo abilitativo per gli appostamenti fissi di caccia agli ungulati e ai colombacci e di ampliare la durata della stagione di caccia al cinghiale, a partire dalla terza domenica di settembre (memo: nella cosiddetta fascia di depopolamento, almeno fino a fine marzo, è già intervenuto il commissario straordinario alla peste suina africana)
Si aggiungono due proposte legate ai poteri e al funzionamento del ministero dell’Agricoltura (istituirci un Ufficio caccia, per coordinare la gestione faunistico-venatoria; assegnargli il governo del piano straordinario per la fauna selvatica), una che riguarda i cacciatori stranieri, per facilitare il noleggio e il comodato di armi, e due specifiche sulle aziende faunistico-venatorie: Ab e Coldiretti, infatti, avevano chiesto di riconoscere ai concessionari il diritto di ricercare e raccogliere i tartufi, e di considerare la ricezione e l’ospitalità come attività agricole connesse all’esercizio della caccia.
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