La Toscana adotta il piano faunistico-venatorio regionale

La Toscana adotta il piano faunistico-venatorio regionale: capriolo
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Il consiglio regionale della Toscana ha adottato a maggioranza il piano faunistico-venatorio; ora s’apre il periodo dedicato alle osservazioni.

Non è l’ultima tappa, però è una tappa importante: il voto con cui a maggioranza (23 sì, quelli del Partito democratico e d’Italia viva; astenuto il centrodestra, contraria Silvia Noferi dell’Alleanza Verdi-Sinistra) il consiglio regionale della Toscana ha adottato il piano faunistico-venatorio avvia l’ultimo tratto del percorso, che si completerà con le osservazioni delle categorie interessate, con le controdeduzioni e poi con l’approvazione finale.

I tempi non sono comodissimi: la consiliatura sta per esaurirsi, a metà ottobre si vota (per la presidenza probabile la sfida tra Eugenio Giani, alla ricerca del secondo mandato, e Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia); e Gianni Anselmi (Pd), il presidente della commissione Sviluppo economico e rurale, ha detto che la pubblicazione del testo potrà slittare «anche al 1° settembre».

Ad Anselmi si deve anche uno degli ordini del giorno approvati: il consiglio ha impegnato la giunta a istituire un tavolo di concertazione permanente, «che consenta il confronto tra Regione, Atc, polizie provinciali ed esponenti […] del mondo venatorio, agricolo e ambientalista», per «condividere strategie, affrontare criticità e monitorare in modo partecipato l’attuazione del piano e istituire con cadenza periodica gli Stati generali della fauna e dell’agricoltura».

I commenti dei partiti

È passata anche una delle quattro risoluzioni della Lega (l’ha firmata Elena Meini), che chiede di aumentare il coinvolgimento delle squadre di braccata per ridurre la presenza del cinghiale sul territorio.

Per Maurizio Sguanci (Italia viva, che in Toscana è parte organica della maggioranza: Stefania Saccardi, vicepresidente e assessore all’Agricoltura, s’era presentata in questa lista) col nuovo piano «emerge in maniera forte una nuova cultura: il cacciatore non è più mal visto, ma diventa un gestore del territorio; gli 11.000 appostamenti fissi diventeranno anche punti di controllo per [la tutela] dell’ambiente, la prevenzione degli incendi e il contrasto del bracconaggio». Sguanci inoltre punta alla creazione di un osservatorio regionale, «che offrirebbe dati più precisi e puntuali rispetto all’Ispra».

Non contrarie all’impianto (lo dimostra l’astensione), le opposizioni di centrodestra contestano soprattutto metodi e tempistica: «Solo a ridosso delle elezioni» nota il leghista Massimiliano Riccardo Baldini «[si è registrata] un’accelerazione improvvisa, ed è mancato l’approfondimento necessario su tematiche fondamentali, a partire dalle cartografie»; peraltro il piano prevede che sul sito ufficiale della Regione se ne potrà consultare una interattiva, nella quale verificare come le revisioni incidano sul perimetro delle aree vocate e non vocate.

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