Il commissario straordinario Giovanni Filippini ha firmato l’ordinanza 3/25, con la quale rimodula le misure di contrasto alla peste suina africana.
Nella zona di restrizione I, quella più esterna, non c’è più bisogno d’una deroga per cacciare il cinghiale: è una delle novità principali introdotte dal commissario straordinario Giovanni Filippini (giovedì interverrà in commissione al Senato nel corso delle audizioni sulla riforma della legge sulla caccia) con l’ordinanza 3/2025, con la quale ha rimodulato le misure della 5/24 prorogate tre volte, l’ultima un mese fa; si punta a raggiungere il 150% degli abbattimenti degli anni precedenti. Nelle zone di restrizione II e III restano vietate sia la caccia collettiva sia, in tutte le forme, la caccia al cinghiale.
Dal 1° settembre nelle zone di restrizione II e III e in quelle infette del cluster nord-occidentale il depopolamento si baserà su un sistema integrato di valutazione (situazione epidemiologica + sorveglianza) delle Unità di gestione del cinghiale, che coincideranno col perimetro degli istituti faunistici o dei territori assegnati alle squadre di braccata: qui le operazioni di controllo con la tecnica della girata (niente restrizioni, è ovvio, per il tiro selettivo) saranno consentite solo dopo quattro mesi senza casi di peste suina africana; il limite massimo di tre cani e quindici persone sarà vincolante solo se la sorveglianza non consentirà d’escludere nuove positività.
La collaborazione con l’Enci
Un’altra novità riguarda la collaborazione con l’Enci per l’impiego d’unità cinofile specializzate nella ricerca di resti e carcasse, secondo una pianificazione almeno settimanale; dopo ogni uscita il personale tecnico dovrà stilare una relazione sullo sforzo di monitoraggio e sui risultati (unità cinofile impiegate, transetti, tempi, reperti).
Dal perimetro esterno d’ogni zona di restrizione I o di controllo dell’espansione virale (Cev) il commissario ha istituito un’area (raggio di circa dieci chilometri) in cui, sotto la supervisione delle Regioni («metteranno in atto incentivi per raggiungere i target» che in alcune zone, come quelle pianeggianti, potranno coincidere con la densità zero), si lavorerà per ridurre la presenza di cinghiali.
L’ordinanza 3/25 stabilisce inoltre che in tutto il territorio nazionale si dovrà testare qualsiasi cinghiale trovato morto o moribondo, anche dopo un incidente stradale; e che in caso di test negativo le Regioni potranno autorizzare la movimentazione di carcasse o di carni dall’interno all’esterno delle zone di restrizione non più soltanto verso uno stabilimento di trasformazione, ma anche verso un centro di lavorazione delle carni di selvaggina «descrivendo nella richiesta una procedura canalizzata che garantisca la separazione con altri prodotti».
Infine, salta il limite di carcasse di cinghiale lasciate a chi partecipa alle operazioni di controllo faunistico: finora ne potevano essere trattenute massimo otto.
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